25 aprile, il ministro Nordio: «Dovrebbe diventare festa europea. Disagio nei confronti di chiunque ne smentisca il valore unificante»

Dopo le dichiarazioni del presidente del Senato La Russa, in diretta a “Che tempo che fa” il ministro delle Giustizia prende le distanze: «La sconfitta del nazifascismo collega le democrazie»

«Se fosse per me il 25 aprile dovrebbe diventare non solo una Festa nazionale ma una Festa europea». Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio in diretta a Che tempo che fa su Rai3. «La Resistenza non fu un fenomeno esclusivamente italiano, al contrario. Ne farei una Festa europea perché la distruzione, la sconfitta del nazifascismo è un elemento che deve unificare le democrazie», ha continuato il ministro. Parole che arrivano dopo le diverse polemiche degli ultimi giorni per le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa. «Il 25 aprile deve essere una Festa unificatrice e mi sentirei a disagio se qualcuno smentisse questa concezione», ha proseguito Nordio, «non fu un fenomeno esclusivamente italiano: iniziò in Francia nel 1940, con un gruppo nazionalista conservatore, quello di Combat comandato da Frenay, uno dei padri dell’unità europea. Poi ci fu una Resistenza olandese, una Resistenza danese, una Resistenza russa e ovviamente anche una Resistenza tedesca, come si vide con la Rosa Bianca e con l’attentato di Stauffenberg alla Tana del Lupo». Nordio ha poi ricordato il suo «primo gesto politico come Ministro», quando fu nominato nel novembre 2022: «mi recai al Mont-Valérien a Parigi, che è un po’ come le Fosse Ardeatine di Roma, dove c’è il monumento ai partigiani fucilati dai nazisti. Sono stato il primo Ministro della storia italiana a recarsi in questo luogo sacro dei francesi, proprio dove è iniziata la Resistenza Francese». E ancora: «Nel libro d’oro delle firme, dove compaiono soltanto Primi Ministri, capi di Stato e Ministri, la mia firma era accanto a quella di Macron. Era la prima volta che un italiano andava lì».


«41bis? Si vedrà se tenerlo solo per terroristi e mafiosi»

Tra gli argomenti toccati dal ministro della Giustizia anche quello del 41 bis. «Le leggi vanno applicate finché ci sono, poi si può essere d’accordo o non esserlo. Io come magistrato ho applicato alcune volte delle leggi che non condividevo, ma il mio compito era quello di applicarle», ha esordito. Poi sul caso Cospito: «Lì c’erano tutte le condizioni, definite dai vari uffici giudiziari, dal Giudice di Sorveglianza e dagli altri anche in sede di impugnazione, per cui questo provvedimento dovesse essere mantenuto», spiega Nordio. «È intervenuta ora la Corte Costituzionale, vedremo quali saranno le conseguenze. Il dovere del magistrato è quello di rispettare e applicare la legge. Se poi la politica ritiene di cambiare il 41bis, devo dire che quando si è discusso di questo in Parlamento tutte le forze politiche, nessuna esclusa, si sono pronunciate contro il 41 bis». La questione secondo il ministro sarà quella di decidere se il regime di carcere duro «si dovrà mantenere solo per i mafiosi e i terroristi e non per altri». Quello che è certo per Nordio, è che «per ora il 41bis deve essere mantenuto anche per chi ha commesso gravissimi delitti come Cospito, e finché la norma esiste va applicata».


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