Effetto siccità, vola il prezzo dell’olio d’oliva. In Spagna aumenti del 60%, rischi anche per l’Italia

I dati sulla conseguenza dei danni provocati nel 2022 sulle olive in tutto il continente arrivano dal Centro Studi Divulga. «Se non piove molto presto avremo di nuovo raccolti pessimi»

Il 2022 ha segnato il periodo più secco per l’Italia dal 1800. Il dato arriva dalla società Italiana di analisi Centro Studi Divulga che registra una condizione allarmante per tutta l’Europa con pesanti conseguenze anche sul piano dei costi dei prodotto agroalimentari. Al centro della crescita dei prezzi soprattutto l’olio d’oliva. La completa assenza di piogge per esempio in Spagna sta facendo arrivare il costo l’olio a livelli record con un aumento di quasi il 60% a giugno per circa 4,54 euro al kg. Questa è una delle conseguenze della pesante siccità che nel 2022 ha rovinato i raccolti di olive in tutto il continente. Il focus sulla Spagna fatto da Divulga parla di un Paese che al momento risulta essere il più grande produttore di olio d’oliva, la metà della quantità mondiale, sebbene le forniture annuali si siano dimezzate a circa 780.000 tonnellate negli ultimi 12 mesi. «In 20 anni nel settore non ho mai visto questi prezzi», spiega Vito Martinelli, analista di cereali e semi oleosi di Rabobank. «L’anno è stato un disastro anche per il raccolto in Italia, insieme ad altri Paesi del Mediterraneo». E le prospettive per l’aumento dei prezzi non sembrano essere più rosee. «Aprile è destinato a essere il più secco mai registrato. non una sola goccia” di pioggia è caduta su più della metà del paese nei primi 17 giorni di aprile, con precipitazioni del 23% inferiori al normale dall’inizio dell’anno idrologico a ottobre», spiega l’agenzia meteorologica spagnola. E in Italia le cose non vanno meglio. La crisi idrica non si attenua già sono partiti i primi razionamenti con obbligo di limitazioni all’utilizzo dell’acqua per fronteggiare l’emergenza siccità. Il timore è che i raccolti anche quest’anno saranno piuttosto scarsi. «L’olio d’oliva viene raccolto nell’area mediterranea tra ottobre e febbraio, il che significa che se non piove molto presto, avremo di nuovo un raccolto pessimo, ha spiegato al Financial Times Kyle Holland, l’analista di semi oleosi e oli vegetali di Mintec, società di dati sulle materie prime.


I meno critici: «Finalmente stop alla corsa al ribasso ai danni dei produttori Ue»

Oltre alle letture negative però c’è anche chi vede di buon occhio l’aumento dei prezzi. «La crescita dei costi è una buona notizia perché finalmente, forse, la corsa al ribasso che ha danneggiato tutti i produttori europei e depresso l’intero mercato è finita», spiega David Granieri, presidente dell’Unione nazionale dei produttori di olive . «In queste condizioni, crediamo che i produttori che in questi anni hanno moltiplicato gli sforzi per proteggere la biodiversità e produrre oli di alta qualità possano finalmente essere valorizzati come meritano».


Leggi anche: