Ivan Cattaneo, il pugno di Battisti e Rosa Chemical a Sanremo: «Noi eravamo naif, lui cosa vuole dimostrare?»

Il cantante racconta com’era essere gay negli Anni Settanta e lo paragona all’oggi

Ivan Cattaneo oggi ha 70 anni. Ha raggiunto il grande successo nei primi Anni Ottanta col brano Polisex e poi con l’album di cover degli anni sessanta Duemila 60 Italian Graffiati. Si è dichiarato pubblicamente omosessuale alla fine degli anni Settanta. Successivamente si è ritirato dalle scene ed è tornato. Oggi ha anche una carriera di pittore. E rievoca la sua vita in un’intervista rilasciata a Repubblica. Cominciando dai suoi orientamenti sessuali e dai suoi genitori: «I miei erano brave persone, ma era la Bergamasca degli anni Sessanta. Papà contadino e tassista nel paese, Pianico, accanto all’Iseo, era stato prigioniero a El Alamein, aveva sempre in bocca le parole “Montgomery” e “Rommel”. Mamma, modernissima, non ebbe problemi ad accettare il mio orientamento, ma fece l’errore di parlarne al medico di famiglia, che mi spedì per un anno alla neurodeliri. Ma fu indolore».


Dichiararsi gay negli Anni Settanta

Secondo Cattaneo all’epoca «dichiararsi gay era quasi un atto rivoluzionario, eri una pecora nera, ma anche scintillante. Adesso le battaglie degli omosessuali sono per la pensione di reversibilità. E sono per ogni diritto civile, sia chiaro. A parte l’utero in affitto che svilisce la donna». Poi se la prende con gli artisti di oggi: «Rosa Chemical cosa voleva dimostrare esibendosi così a Sanremo? Non sa quanti l’hanno fatto in Italia e nel mondo in passato? La risposta è no, non lo sa: anche il look adesso è studiato, non crea stupore e neanche scandalo. Noi eravamo naif, forse troppo, ma veri, e volevamo fare quel che sosteneva Duchamp, creare una domanda nella testa del pubblico». Racconta anche come fu riformato: «Avevo unghie verdi, capelli rosso fucsia e pelliccia. Un colonnello mi guardò e disse: “Sarebbe lei pericolosissimo per i commilitoni, non il contrario”».


La lite con Battisti

Cattaneo racconta anche uno scontro con Lucio Battisti: «Quando lo vidi, sottobraccio aveva dei dischi e il primo era il mio! Ci disse che era sconvolto dalla batteria. Ci credo, era di Walter Calloni, agli esordi pure lui. Lucio stava lavorando al disco “La batteria, il contrabbasso, eccetera”, dove a suonare chiamò proprio Calloni». Ma con il più importante musicista pop italiano del dopoguerra non andò benissimo: «Ci fece ascoltare le prime incisioni e ci chiese un parere. Giovane e sfrontato, dissi che era troppo disco music e che voleva fare il Barry White dei poveri. Lui mi prese, mi mise su uno sgabello nella sala di incisione e fece partire la musica. Poi mi disse: “Ma devi sentire quanto colpiscono basso e batteria. Senti?” e aggiunse un violentissimo cazzotto in pancia. Rotolai a terra».

Pasolini e il fidanzato

Cattaneo dice che gli piace Elly Schlein: «Per la figura sì, ora la aspettiamo alla prova. Ma sa, destra e sinistra cosa sono? Due scarpe. A un certo punto le levi e cammini a piedi nudi». Dice che a Pannella rimprovera una cosa: «Sosteneva i diritti dei gay senza il coraggio di dirsi tale. Una cosa che spesso fanno gli omosessuali, penso anche a Testori e a Pasolini, del quale ho un brutto ricordo». Ovvero: «Avevo un fidanzato bellissimo, Francesco, monzese. Lui me lo rubò facendogli fare la comparsa nel film Salò. Uno dei tanti episodi che mi conferma quel che ho imparato sull’amore in 70 anni». E cioè, «che è una trappola. Gli etero hanno l’abbaglio di continuare la specie, io ho perso tempo con gente assurda che mi ha distolto dal lavoro, sennò sarei stato Sinatra, o quasi. Dovevo fare come Battiato , che si è chiuso in se stesso e nella propria arte».

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