Milano, smantellato traffico di droga in carcere a Opera: 30 tra arresti e fermi. Coinvolti anche i parenti dei detenuti

L’indagine ha svelato l’esistenza di sette gruppi radicati in periferia: Barona, Gratosoglio, Bruzzano, Comasina e Quarto Oggiaro

Associazione per delinquere finalizzata al traffico, anche internazionale, di stupefacenti, riciclaggio, estorsione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. Sono le accuse a carico di 30 persone arrestate o fermate oggi – mercoledì, 26 aprile – nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Milano e coordinata dai pm Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi. L’indagine svelerebbe vere e proprie piazze di spaccio all’interno del carcere milanese di Opera, con il coinvolgimento di familiari dei detenuti i quali, oltre a gestire l’ingresso di droga e di telefoni cellulari all’interno del penitenziario, avrebbero garantito il collegamento con esponenti di spicco di gruppi di narcotrafficanti attivi, in particolare, in sette quartieri periferici di Milano: Barona, dove è stato arrestato anche il boss Nazzareno Calaiò, Gratosoglio, Comasina e Quarto Oggiaro, Rozzano. E pure al di fuori del territorio lombardo: a Pavia in Campania, in Emilia-Romagna con diramazioni anche in Spagna, specialmente a Malaga e Barcellona. Delle 30 persone arrestate, 22 sono destinatarie un’ordinanza di custodia cautelare (18 in carcere e 4 ai domiciliari): tra questi alcuni sono detenuti e inoltre ci sono due donne. Il decreto di fermo dei pm, invece, riguarda 8 indagati. Nel corso delle indagini, si legge in una nota firmata dal procuratore Marcello Viola, sono stati inoltre sequestrati 240 mila euro in contanti e 329 chilogrammi di sostanze stupefacenti. I provvedimenti eseguiti oggi, e dai quali emerge che gli indagati in tutto sono circa 90 e i capi di imputazione oltre 150, sono l’esito di accertamenti incrociati a partire dal 2019. Gli inquirenti avrebbero identificato, inoltre, due gruppi criminali: uno operativo nelle case Aler di Rozzano, con attività di cessione, importazione, trasporto e vendita di quantitativi, anche ingenti, di cocaina, hashish e marijuana. In questo contesto, due donne – oltre a custodire le sostanze stupefacenti all’interno delle proprie abitazioni – avrebbero riciclato i proventi illeciti facendoli accreditare su carte Postepay a loro intestate. Mentre il secondo, in zona Sempione, sarebbe stato attivo in particolare nel traffico internazionale di hashish e marijuana e con una base nella città spagnola di Badalona, dove viveva un componente del gruppo.


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