Caldaie a gas, la stretta dell’Ue: «Stop alla vendita dal 2029». L’Italia si oppone

La Commissione ha confermato i piani, continua la consultazione ma la novità ha messo in allarme le associazioni di settore e le imprese caldaistiche italiane

Stop alla vendita in Ue delle caldaie a gas dal 1° gennaio 2029. A prevederlo è la bozza del regolamento Ecodesign, discussa ieri – giovedì, 27 aprile – durante un consultation forum della Commissione europea. Tuttavia, i tempi sembrano essere ancora lunghi: «Tutti gli Stati membri hanno chiesto più tempo per inviare i commenti», ha detto all’Ansa Marco Grippa, program manager alla Ong Ecos, che fa parte della consulta ed era presente alla riunione di ieri. «Nessuno ha preso una posizione netta tranne l’Italia che si è opposta per motivi di neutralità tecnologica», conclude. Il testo che – secondo il Sole 24 Ore – dovrebbe arrivare entro quest’anno e venire pubblicato nel 2024, era già stato presentato lo scorso anno nelle linee guida sul risparmio energetico del pacchetto RePower Eu.


La data chiave

In quel contesto, infatti, l’esecutivo dell’Unione aveva affermato di voler arrivare all’abbandono delle caldaie a gas attraverso l’introduzione di «limiti di progettazione ecocompatibile più rigorosi per i sistemi di riscaldamento, che implicano il 2029 come data finale per l’immissione sul mercato di caldaie a combustibili fossili autonome». Ora i Paesi hanno tempo due mesi per inviare commenti, che arriveranno anche dalle altre parti sociali presenti nel forum. Quindi la Commissione europea dovrà esaminarli per formulare una vera e propria proposta, da sottoporre al voto degli Stati membri riuniti in comitato. La revisione del regolamento sull’ecodesign è in corso dal 2018 e l’esecutivo Ue punta a completarla prima della fine del suo mandato.


L’allarme delle associazioni italiane dei produttori

La stretta dell’Unione europea sulla vendita degli impianti inquinanti pone – inevitabilmente – dei quesiti. Il “nuovo” limite che la Commissione Ue si appresta ad approvare pone una soglia minima di efficienza al 115%. Si tratta di un valore che nessuna caldaia, né a gas, né a idrogeno e neppure a gasolio riuscirebbe mai a raggiungere e che escluderebbe i sistemi a resistenze elettriche ad esclusione delle pompe di calore, sia elettriche che a gas o ibride. Questa novità ha messo in allarme le associazioni di settore e le imprese caldaistiche che, in una nota diffusa a inizio settimana, hanno espresso «preoccupazione» anche perché la mossa comunitaria avrebbe un impatto di larga portata quantificabile in interventi su milioni di case in Italia. Per Proxigas, Assofasliquidi, Assotermina, Federcostruzioni, Ance l’approccio della Commissione è «basato su divieti che non tengono conto delle prospettive di sviluppo delle tecnologie e dei vettori energetici e, soprattutto, non considerano la specificità dei singoli Stati membri», si legge nel comunicato. Il timore è che ci possano essere «ricadute sulla competitività dell’industria, sulla sostenibilità economica e sociale per le famiglie e sulla stabilità e resilienza del sistema energetico».

Leggi anche: