Commenti razzisti in treno, il boicottaggio all’azienda di Cerignola per un caso di omonimia: «Non c’entriamo nulla»

Luigi Di Tuccio, imprenditore di un’azienda agrobiologica, è stato sommerso da insulti e minacce dopo la pubblicazione su TikTok del video in cui tre giovani deridono una famiglia di origini asiatiche

È finito nel mezzo delle polemiche a causa di un errore di omonimia. Luigi Di Tuccio, titolare di un’azienda agrobiologica di Cerignola, si è trovato al centro di grosse polemiche a causa del video diventato virale su TikTok in cui tre studentesse deridono Mahnoor Euceph, influencer e regista statunitense di origini asiatiche e le persone che viaggiavano con lei sul treno diretto da Como a Milano. Mahnoor Euceph ha ripreso le tre giovani mentre deridevano il gruppo, e ha pubblicato il video su TikTok accusandole di razzismo. Una delle tre ragazze, però, ha lo stesso cognome di un collaboratore dell’imprenditore agricolo di Cerignola ed è stato preso di mira dagli utenti del Web, malgrado non c’entrasse nulla con la vicenda. Ma non solo. Anche lo stesso Di Tuccio è stato ripetutamente preso di mira, con minacce di boicottaggio e insulti di vario titolo. Insomma, un far west di insulti che sono andati a colpire persone che non c’entravano nulla con quanto accaduto. E in un’intervista al Corriere della Sera, l’imprenditore di Cerignola ha raccontato che «nei commenti sotto il video, dopo aver trovato il nome di una delle ragazze, qualcuno l’ha associato a quello di un nostro storico collaboratore, che per caso ha lo stesso cognome, riconoscendolo come suo padre. Allora hanno inserito il link alla pagina Instagram dell’azienda». Da qui nasce l’equivoco che si è esteso sempre più, con toni sempre più accesi e insulti e «minacce minatorie» arrivate da più parti.


Il caso di omonimia e gli insulti all’azienda

Di Tuccio spiega: «Abbiamo ricevuto centinaia e centinaia di messaggi: oltre a mail e telefonate dall’Inghilterra di privati che mi urlavano parolacce». Ma non solo. A causa dello scambio di persona dovuto all’omonimia, anche le pagine dell’azienda sono state ricoperte di insulti, con recensioni negative su Google sulla pagina Facebook aziendale. A preoccupare l’imprenditore sono «le recensioni fake», con molti messaggi che presentavano testi simili: «verrebbe da pensare che siano prodotti in automatico». E Di Tuccio ribadisce: «Abbiamo lavorato tanto per costruire l’immagine social dell’azienda. Noi non c’entriamo nulla, e spero non ci siano ripercussioni: cercheremo di recuperare credibilità, se ne dovessimo perdere».


Il tentativo di superare lo scambio di persona

Per tentare di superare l’equivoco, l’azienda si è anche messa in contatto con l’influencer che ha pubblicato il video delle tre giovani, che ha spiegato ai suoi follower che l’imprenditore e i suoi collaboratori non c’entrano con l’episodio. Un messaggio che però non ha avuto la stessa risonanza del video originario (oltre 17milioni di visualizzazioni, ndr) e di conseguenza, spiega ancora l’imprenditore, «proseguono diversi attacchi nei confronti dell’azienda, anche se sono in diminuzione». In qualsiasi caso, Di Tuccio definisce la vicenda «assurda» e, al contempo, rivolge un pensiero alle tre giovani del video e alle relative famiglie: «Il loro comportamento non è stato giusto, ma non lo è stato nemmeno metterle alla gogna mediatica, in pasto a tanta gente che le ha offese liberamente. È complesso, non me la sento di giudicare». E infine l’imprenditore conclude: «Bisogna stare molto più attenti: non si può che condannare il gesto, ma starei vicino alle tre giovani come in ogni momento in cui i figli fanno errori».

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