Sampdoria, ancora due mesi non per restare in A ma per evitare di fallire e ripartire dalla Serie D

Con la retrocessione sempre più vicina, il pericolo per i doriani è che si debba ricominciare tutto da capo per il possibile fallimento del club

Con 21 punti ancora a disposizione e 10 da recuperarne sullo Spezia solo un miracolo potrebbe fare restare in A la Sampdoria, che i primi punti se li gioca domenica 30 aprile fuori casa con la Fiorentina e che dovrà affrontare fuori casa anche due ossi duri come Milan e Napoli. Ma la preoccupazione dei tifosi non è tanto la serie B, quanto il rischio sempre più vicino del fallimento della società con l’incubo di dovere ricominciare tutto da capo partendo dalla serie D. Il primo di marzo il tribunale di Genova ha sterilizzato la possibilità dei creditori di chiedere il fallimento della società in concordato dopo le disavventure del proprietario di Massimo Ferrero detto Er Viperetta. Per 120 giorni si è dato tempo quindi di trovare una soluzione che scongiuri il fallimento. Ma 60 giorni sono ormai passati invano e la sola cosa certa emersa è che l’ipotesi di risolvere tutto con la sottoscrizione di un bond da 30 milioni di euro non risolverebbe i problemi: servono almeno 100 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate disposta a chiudere un occhio sui debiti fiscali, concedendo proroghe e lunghi piani di rateizzazione.


A una composizione negoziata con i creditori sta lavorando l’avvocato Eugenio Bissocoli, esperto nominato dalla Camera di commercio di Genova che spera di avere le condizioni ai primi di giugno per convincere il tribunale sulla strada del concordato. Ma bisogna trovare un nuovo proprietario certo. Fin qui si è ipotizzata una cordata composta dal fondo lussemburghese Merlyn Advisor, rappresentato dall’italiano Alessandro Barnaba (ex JP Morgan) e da alcuni industriali liguri, in testa la famiglia Garrone che nel 2014 aveva venduto con dote la Sampdoria proprio a Ferrero. Fin qui l’offerta era di 30-35 milioni di euro, ma la nuova proprietà non ha né voglia né possibilità di farsi carico dei circa 200 milioni di debiti esistenti. Si sta perciò faticosamente cercando di allargare la cordata in modo da arrivare appunto a una iniezione di capitale vicina ai 100 milioni di euro in grado di fare estinguere i debiti sportivi (non c’è alternativa possibile) e ragionare con gli altri creditori cui verrebbe rimborsato solo parte del debito. Il cliente più difficile però resta l’Agenzia delle Entrate, con cui in un solo mese si dovrebbe trovare una complicatissima transazione.


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