Alluvione in Emilia-Romagna, cosa c’entrano le tane degli istrici con l’esondazione del fiume?

Secondo la legge dell’11 del febbraio 1992, le diverse specie animali che creano tane sugli argini dei corsi d’acqua devono essere controllate in modo differente. Ma non è stato così

L’Emilia-Romagna sta facendo i conti con il maltempo che nelle scorse 48 ore ha provocato allagamenti, frane ed esondazioni, in particolare tra le province di Bologna e Ravenna. Attualmente si contano centinaia di persone sfollate, abitazioni allagate senza luce né elettricità e campi sommersi dall’acqua esondata. E mentre procedono le operazioni della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco, sono in molti a domandarsi quali siano le cause che hanno portato a questa situazione. L’attenzione degli esperti e dei tecnici si concentra in particolare sulla rottura degli argini del torrente Sillaro, nell’area tra i comuni di Massa Lombarda e Conselice, portando all’evacuazione dei residenti nel raggio di tre chilometri dal punto in cui gli argini del torrente son collassati. Daniele Bassi, sindaco di Massa Lombarda, ha spiegato che secondo i primi rilievi effettuati dai tecnici, il collasso arginale avvenuto nella zona di via Merlo della città «potrebbe essere stato generato dalle tane degli istrici, che sono più ampie e profonde rispetto a quelle scavate da altri animali quali nutrie e volpi. Spesso il pensiero va alle nutrie, ma anche gli istrici sono soliti fare tane negli argini di scoli, canali e fiumi. Poi è chiaro che ci sono altre possibili concause, in primis l’eccessiva pressione dell’acqua». E il sindaco del comune nel Ravennate ha concluso: «Diverse squadre sono al lavoro costantemente e senza mai fermarsi, con camion che trasportano sassi ciclopici, da sollevare e collocare sul posto per risolvere la problematica”. Il sindaco ha inoltre sottolineato che se altri torrenti o fiumi non sono esondati, fatta eccezione per il Sillaro, «lo si deve alla pulizia effettuata di recente».


La correlazione tra l’esondazione e le tane degli istrici? Il precedente nel Modenese

Ma quale correlazione c’è tra l’esondazione di torrenti e fiumi e le tane degli istrici? Esiste un precedente. Bisogna andare indietro al 19 gennaio 2014 quando, nella frazione di San Matteo di Modena, nel Modenese è avvenuta un’alluvione che ha causato il collasso dell’argine destro del fiume Secchia, causando l’allagamento di vaste aree agricole e di diversi centri abitati, tra cui il comune di Bastiglia e quello di Bomporto. Durante gli accertamenti tecnici effettuati dopo l’alluvione, tra le cause che hanno causato il cedimento dell’argine del Secchia, è stata menzionata anche «la presenza di tane di animali ad abitudini fossorie scavate sulle arginature pensili dei corsi d’acqua», ossia le tane di istrici, tassi e volpi. Dopo l’alluvione si è dato il via a un monitoraggio periodico degli argini del fiume Serchia, del Panaro, del canale Naviglio, della Cassa Secchia e della Cassa Panaro.


F. Gelmuzzi, F. Lugli | Programma di sorveglianza e manutenzione e la gestione della vegetazione nel reticolo idrografico minore e nei tratti arginati

Il censimento delle tane dopo l’alluvione del 19 gennaio 2014

Dai monitoraggi sono emerse 900 criticità, di cui 600 derivanti da tane di animali. Dopodiché si è dato il via a una sorta di “censimento” per individuare le specie di animali che creavano tane attive sugli argini dei corsi d’acqua in questione e ne emerse la presenza prevalente di nutrie, volpi, tassi e istrici. In parallelo è stato approvato il «Programma di messa in sicurezza idraulica» nonché il «Piano di limitazione numerica di mammiferi ad abitudini fossorie lungo le aste fluviali principali dei Fiumi Secchia e Panaro» per le specie Istrice (Hystrix cristata), Tasso (Meles meles) e Volpe (Vulpes vulpes).

F. Gelmuzzi, F. Lugli | Programma di sorveglianza e manutenzione e la gestione della vegetazione nel reticolo idrografico minore e nei tratti arginati – I dati sulle tane attive sugli argini del Secchia e del Panaro, nel Modenese

Gli interventi per la limitazione della fauna sui margini dei fiumi

Secondo la legge 11 del febbraio 1992, n.157 e ss.mm.ii però le diverse specie animali che creano tane sugli argini dei corsi d’acqua potevano essere controllate in modo differente.

  • La volpe non è una specie di interesse comunitario e si può cacciare dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio dell’anno successivo;
  • Il tasso non rientra tra le specie di interesse comunitario, ma non poteva essere cacciato;
  • L’istrice rientra tra le specie di interesse comunitario e non può essere cacciato.

Di conseguenza, per ciascuna specie sono stati approvati degli interventi per il controllo della specie. L’ISPRA e il ministero dell’Ambiente avevano dato il via libera al piano di controllo degli animali in questione, dando l’autorizzazione a cacciare le volpi attraverso diverse tecniche, tra cui l’ausilio di cani da tana, il tiro con ausilio di fronte luminosa, la cattura attraverso la messa in gabbia, mentre per il tasso e l’istrice – non cacciabili – venne autorizzata la cattura in gabbia e lo spostamento dell’animale in aree lontane dagli argini fluviali.

I Piani di controllo della fauna nei tratti fluviali nel Modenese

Nel 2019, la giunta guidata da Stefano Bonaccini, dopo le polemiche degli ambientalisti, approvò il Piano di controllo della volpe, con tre principali nuove linee guida in materia di caccia alla volpe: è possibile catture volpi dal 15 febbraio al 30 giugno, gli interventi in tana sono possibili solo dalle autorità preposte o dalla polizia locale e viene approvato l’abbattimento della volpe durante la trebbiatura. Diverso invece il Piano di controllo di Istrice e Tasso nei tratti fluviali di Secchia e Panaro, sempre approvato nel 2019, in cui si legge: «L’analisi dei dati di cattura evidenzia come l’attività risulti maggiormente efficace nei confronti dell’istrice (20 capi catturati) rispetto al tasso (8 esemplari catturati). Complessivamente tuttavia, grazie alle modalità operative applicate, è stato possibile contenere ed in alcuni casi risolvere il problema dell’impatto delle specie in esame sulle arginature pensili. Il giudizio di efficacia risulta pertanto concretamente positivo e si ritiene opportuno proseguire con le attività al fine di conservare le condizioni attuali e tutelare le arginature pensili del reticolo idrografico della provincia di Modena, allo scopo di contenere il rischio di cedimenti strutturali e di conseguenti inondazioni, come accaduto per il fiume Secchia nell’anno 2014». Il Piano di controllo di Istrice e Tasso nei tratti fluviali di Secchia e Panaro, sempre relativo alla provincia di Modena, è stato rinnovato lo scorso 7 ottobre 2022, e sarà valido fino al 2024.

Esiste correlazione tra l’esondazione del torrente Sillaro e delle tane degli istrici?

L’esondazione del 2 maggio 2023 del torrente Sillaro è dunque davvero imputabile alla presenza di tane degli istrici sui margini? È possibile sia una delle concause, ma è presto per dirlo, perché non sono ancora state effettuate – per ovvie ragioni – le rilevazioni e i dovuti monitoraggi delle tane sugli argini del torrente esondato. Tra le cause che hanno portato il collasso degli argini del torrente, inoltre, si dovrà anche tenere conto del prolungato periodo di siccità che colpito il Nord Italia negli ultimi mesi, non solo in Emilia-Romagna. Inoltre, il livello di piogge, corrispondente a quello che normalmente si registra circa nell’arco di circa 3 mesi, è altamente probabile abbia influito su quanto accaduto. Insomma, le tane degli istrici potrebbero essere una delle concause che ha portato all’esondazione del torrente Sillaro, ma saranno necessari ulteriori accertamenti per capire come, se e quanto hanno influito effettivamente sull’esondazione del torrente.

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