Michela Murgia e il pasticcio su Rovelli a Francoforte, l’attacco a Levi: «Si dimetta: vende il diritto di parola per compiacere il potere»

In un lungo post social la scrittrice dice di non sentirsi garantita dal vertice dell’Aie

Anche Michela Murgia si scaglia contro Ricardo Levi, il presidente dell’Associazione Editori Italiani (AIE) che ha chiesto allo scienziato Carlo Rovelli di farsi da parte alla fiera di Francoforte per non creare imbarazzo istituzionale. Salvo poi ripensarci, a seguito della valanga di critiche l’hanno travolto in questi giorni. La scrittrice commenta quanto accaduto e chiede le dimissioni di Levi in un lungo post sui social. «L’imbarazzo istituzionale deriva dalle opinioni espresse da Rovelli durante il concertone del primo maggio e non importa che Rovelli a Francoforte dovesse parlare di tutt’altro: il fatto di avere espresso una critica politica al ministro della difesa è stato sufficiente a fargli saltare la conferenza», inizia a spiegare Murgia. Per poi raccontare come il fisico abbia pubblicato la lettera con la quale ha ricevuto il benservito. «Una cosa normale in una democrazia», commenta Murgia. A cui poi si sono rincorse tante voci per difendere la libertà di parola critica del fisico scrittore, da Crosetto a Sangiuliano.


«In un Paese normale sarebbe senza lavoro»

Ma nonostante il dito fosse puntato contro Levi, l’Aie ha emesso una nota in cui dice di non sapere niente della richiesta e alla fine l’invito a Rovelli è stato rinnovato. «Chi ha pressato Levi per zittire Rovelli?», chiede la scrittrice. «Non si sa, ma pare che abbia fatto tutto da solo, vittima di un terribile attacco di scoliosi morale che lo ha costretto a piegare la schiena ad angolo retto al solo pensiero dell’imbarazzo di un ministro», risponde. Michela Murgia, in quanto autrice di numerosi libri che parlano e accusano diversi rami della politica, dichiara di non sentirsi garantita dall’avere al vertice dell’Aie «un uomo disposto a vendere il diritto di parola di un intellettuale per compiacere il potere». E conclude: «In un paese normale oggi Levi sarebbe giustamente senza lavoro, invece rilascia una penosa intervista a Repubblica in cui spiega perché non si dimetterà».


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