In Evidenza ENISiriaUSA
FACT-CHECKINGEurovision Song ContestInghilterraLGBTQ+Marco MengoniPedofiliaRegno Unito

No! Mengoni non ha sfoggiato la «bandiera dei pedofili» all’Eurovision

La tesi secondo cui la bandiera arcobaleno simbolo dei diritti Lgbtq+ abbia incluso dei colori per rappresentare i pedofili circola da tempo ed è stata puntualmente smentita

La 67° edizione dell’Eurovision Song Contest è stata vinta da Loreen, la cantante che rappresenta la Svezia, in gara con il brano Tattoo. Marco Mengoni e la sua Due Vite, che l’ha portato al primo posto di Sanremo, si posiziona appena fuori dal podio, al quarto posto con 350 punti. Il cantante ha, però, vinto il premio per la migliore composizione. Ed è comunque riuscito a far parlare di sé attraverso un gesto simbolico: durante la presentazione iniziale dei 26 artisti in gara nella finale ha portato sul palco, oltre alla bandiera italiana anche quella arcobaleno, per i diritti Lgbtqia+. Ma secondo gli utenti del web, dietro questo messaggio ci sarebbe qualcosa di ben più torbido.

Per chi ha fretta:

  • In alcuni post si afferma che la bandiera arcobaleno sfoggiata da Mengoni all’Eurovision sia un vessillo della pedofilia.
  • In realtà la tesi circola da tempo, ed è stata ogni volta puntualmente smentita.

Analisi

«Eccolo con la bandiera dei P3D0 F1L1! Nient’ altro da aggiungere! Se non vedete siete CIECHI!». Queste parole accompagnano la condivisione dello screenshot di un articolo del Corriere della Sera in cui figura la foto di Mengoni. Il cantante è ritratto mentre sfoggia due bandiere: una è quella dell’Italia e l’altra, appunto, quella arcobaleno.

Accuse simili vengono lanciate in altri post: «L’Eurovision è un rituale pieno di vari simbolismi: dalla promozione delle relazioni omosessuali e della pedofilia transgender al satanismo totale.»

Viene in particolar modo evidenziato un dettaglio di quest’ultima: l’area con i colori rosa, celeste, marrone e nero. La ragione è presto spiegata: risiede in una campagna di disinformazione che avevamo già confutato qualche tempo fa. Ovvero quando si vociferava della creazione di una bandiera per rappresentare i pedofili al fine di incorporarli nella comunità LGBTQ. Una bandiera per “Minor-Attracted Persons”, o MAP, era stata effettivamente utilizzata da alcuni utenti online da giugno 2018. Ma non si presentava con i colori dell’arcobaleno, tipici del movimento Lgbtq+, ma con colori pastello che vanno dall’azzurro, al giallo, al rosa. Il primo esempio di questa immagine sul web è rintracciabile su questa pagina Tumblr, archiviata dal sito web statunitense di verifica dei fatti Snopes, che ha definito l’iniziativa un esperimento lanciato da alcuni troll.

Associazioni e movimenti in rappresentanza della comunità Lgbtq+ hanno in più occasioni e a diverse testate smentito qualsiasi desiderio da parte della comunità di includere la categoria delle Minor-Attracted Persons (MAP). Ulteriori esempi della loro chiusura senza mezzi termini possono essere visionati qui, qui e qui.

Vale la pena specificare, infine, che la parte evidenziata della bandiera (quella che esula dai tradizionali colori dell’arcobaleno) è il frutto di un’ultima revisione del simbolo realizzata da Valentino Vecchietti – membro dell’Intersex Equality Rights UK – nel 2021. Si intitola Progress Intersex-Inclusive, e come dice il nome stesso è stata realizzata per includere più soggettività Lgbtq+ possibili, senza escludere alcuna minoranza. Quelli che vediamo sono dunque i colori della bandiera trans*(rosa, bianco e azzurro) e i simboli dell’orgoglio intersessuale (il triangolo giallo con cerchio viola, intesi come colori neutri)

Conclusioni

La tesi secondo cui la bandiera arcobaleno tipica del movimento Lgbtq+ contenga alcuni colori che simboleggiano l’inclusione dei pedofili nella comunità è stata di nuovo condivisa in riferimento al gesto simbolico compiuto da Marco Mengoni all’Eurovision, ma circola da tempo, ed è stata ogni volta puntualmente smentita.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche:

Articoli di FACT-CHECKING più letti