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L’ex presidente Rai Zaccaria: «Fazio? Quello che è successo è peggio dell’Editto bulgaro»

16 Maggio 2023 - 09:42 Redazione
«Almeno Berlusconi ci mise la faccia»

Per l’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria quello che è successo a Fabio Fazio è «peggio dell’editto bulgaro» che colpì Biagi, Santoro e Luttazzi. «Almeno lì fu Berlusconi a cacciarli, mettendoci la faccia», dice in un’intervista a La Stampa. «Qui apparentemente non è intervenuto nessuno. A parte Salvini, che con la sua disastrosa uscita ha cercato di metterci la firma», sostiene Zaccaria nel colloquio con Niccolò Carratelli. Oggi «chi doveva difendere l’autonomia della Rai si è fatto da parte», spiega. Attribuendo la responsabilità principale all’ex ad Carlo Fuortes. Che «con il suo comportamento ha aperto un’autostrada davanti a Meloni».

Il mandato di Fuortes «scadeva nel 2024. Quindi aveva tutto il diritto e il dovere di rimanere e di esercitare i suoi compiti, tutelando l’autonomia della Rai, garantita dalla Costituzione. Doveva andare in Cda ed esporre la sua linea con chiarezza. Costringendo ciascun consigliere e la stessa presidente a prendere pubblicamente posizione. Non credo lo avrebbero sfiduciato tanto facilmente. Con le sue dimissioni, invece, Fuortes ha innescato un meccanismo perverso, agevolando e anticipando di un anno l’occupazione della Rai da parte di chi aveva vinto le ultime elezioni».

Agendo in questo modo Fuortes, secondo Zaccaria, ha consegnato anche «la testa di Fazio su un piatto d’argento. Per lui non c’è stato bisogno di nessun editto. Nessuno poteva impedire a Fuortes di rinnovare il contratto di Fazio in vigenza di mandato. Il suo programma aveva grandi ascolti e ricavi. L’ad ha scelto di non farlo». Mentre i partiti «riescono a entrare in Rai e a calpestarne l’autonomia solo se l’ad, il presidente e i consiglieri abbassano la diga di protezione e non adempiono al loro mandato. I politici devono fare le leggi e possono trasmettere linee di indirizzo attraverso la commissione di Vigilanza Rai, ma rispettino la Costituzione e non intervengano a gamba tesa sulla tv pubblica. Anche attraverso le pagelle ai direttori o ai programmi».

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