Rebibbia, sesso con il detenuto in cambio di regali: guardia carceraria a processo

L’udienza preliminare di fronte al gup Valerio Salvo è prevista per il prossimo luglio

Cioccolatini, sigarette e ricariche telefoniche. Questo è quello che un detenuto del carcere di Rebibbia (Roma) avrebbe ottenuto da un agente della polizia penitenziaria in cambio di prestazioni sessuali accettando la proposta. A muovere l’accusa è la Procura di Roma, nei confronti di C.R, assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria, indiziato del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. I fatti contestati vengono fatti risalire a 7 agosto del 2022, mentre il processo con rito abbreviato – così come chiesto dal poliziotto – inizierà a luglio con l’udienza preliminare di fronte al gup Valerio Salvo. Per l’uomo potrebbe essere stabilita una pena di reclusione dei 6 ai 10 anni e mezzo. Un caso che ricorda quello del 2021 al reparto G8 quando, con la complicità dell’agente, i detenuti nascondevano droga e sim telefoniche nelle pizze e nelle torte fatte recapitare ai carcerati nei giorni festivi.


La ricostruzione

L’agente era temporaneamente in servizio al reparto G12 della struttura penitenziaria quando avrebbe indotto un detenuto transgender ad avere con lui dei rapporti sessuali», «abusando – si legge nel capo di imputazione – della sua qualità e delle sue funzioni». In cambio, al detenuto, sarebbero stati promessi sigarette, cioccolata e soldi per le ricariche di un telefono che all’interno del carcere non potrebbe avere. Continua l’accusa, citata dal Messaggero: «L’induzione era correlata a vantaggi economici per il detenuto e comunque all’esercizio del potere di gestione dei detenuti in capo alla polizia penitenziaria». L’agente si avvale della difesa dell’avvocata Maria Tersigni. L’uomo, in via cautelare, è stato sospeso dal proprio incarico, ma secondo la legale non sussiste l’abuso, dato che il ricatto contestato sarebbe stato utile ad «evitargli un male più grave».


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