Svizzera, 40enne paralizzato torna a camminare grazie a un “ponte digitale” tra cervello e midollo spinale

Gert-Jan Oskam nel 2011 aveva avuto un incidente in moto che lo rese paralizzato dai fianchi in giù. Ecco come i medici hanno trattato il caso

Era paralizzato, ma ora può finalmente tornare a camminare grazie a degli impianti che gli hanno installato al cervello e alla spina dorsale. Si tratta di Gert-Jan Oskam, 40enne che nel 2011 ha avuto un incidente in moto in Cina che gli ha provocato una paralisi dai fianchi in giù. Ma grazie a un nuovo studio, svolto da un team di ricercatori in Svizzera – come riporta il New York Times – l’uomo ha ripreso il controllo di quella parte del corpo. «Per 12 anni ho cercato di rimettermi in piedi. E ora ho imparato a camminare in modo normale e naturale», ha dichiarato il 40enne. Gli scienziati sono riusciti a dare vita ad alcuni impianti che hanno permesso di fare da ponte digitale tra il cervello dell’uomo e il suo midollo spinale, bypassando le aree lese. Il recupero della capacità di muoversi in modo naturale ha necessitato alcuni anni. «Abbiamo catturato i pensieri di Gert-Jan e tradotto questi pensieri in una stimolazione del midollo spinale per ristabilire il movimento volontario», fa sapere Grégoire Courtine, specialista del midollo spinale presso il Politecnico federale di Losanna (Svizzera) che ha guidato la ricerca.


L’intervento pionieristico

L’interfaccia cervello-colonna vertebrale, che ha ridato la mobilità al 40enne, utilizza un decodificatore di pensiero di intelligenza artificiale per leggere le intenzioni della persona, lette come segnali elettrici nel cervello, e abbinarle ai movimenti muscolari. Per riuscire nell’intento, gli studiosi hanno prima impiantato degli elettrodi nel cranio e nella colonna vertebrale di Oskam. Poi hanno utilizzato un programma di apprendimento automatico per osservare quali parti del cervello si illuminavano mentre cercava di muovere diverse parti del suo corpo. Questo decodificatore del pensiero è stato in grado di abbinare l’attività di alcuni elettrodi con determinate intenzioni. Ad esempio, una parte si illuminava quando cercava di muovere le caviglie, un’altra quando tentava di muovere i fianchi. Così hanno ideato un altro algoritmo per collegare l’impianto cerebrale a quello spinale, che è stato impostato per inviare segnali elettrici a diverse parti del suo corpo, innescando il movimento. I ricercatori sottolineano che il trattamento è invasivo, prevede una serie di interventi chirurgici, molta terapia e che si tratta di un sistema che non risolve tutte le paralisi del midollo spinale.


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