Il ministro Sangiuliano e la bizzarra ricetta del libro unico come rimedio contro l’ignoranza

Ieri ha dichiarato di leggere un libro al mese per questioni di “disciplina”, oggi annuncia una legge per regalare un libro a ogni nascituro. Sembra una campagna, ma qual è lo scopo?

Il giorno dopo aver dichiarato con un certo orgoglio il suo impegno a leggere «un libro al mese», il ministro della Cultura Sangiuliano torna su quella che sembra essere la sua campagna del mese: il libro unico come antidoto contro l’ignoranza e la superficialità. Stavolta il ministro vuole regalare un testo a ogni nascituro. Il prezioso dono – più simbolico, che materiale – potrebbe addirittura essere il fulcro di una legge sul libro. Il ministro lo spiega così: «Stiamo lavorando a una legge sul libro – ha detto fiero al Festival dell’economia di Trento -, ho già anticipato alcune idee. Una che voglio dire qui è che pensiamo di regalare un libro a ogni nuovo nato. Adesso vedremo in che formula, dando con un buono, magari attraverso gli strumenti informatici, lo Spid e quant’altro, alle famiglie che potranno acquistare un libro per il loro nascituro e poi regalarglielo quando avrà l’età per potere leggere».


Eppure, stando agli ultimi dati, è proprio il mercato dei bambini e dei ragazzi a spingere la vendita dei libri in Italia. L’associazione italiana editori (Aie) conferma che nella fascia di età 4-14 anni il 96% dei ragazzi e delle ragazze ha letto almeno un libro non scolastico nell’ultimo anno (erano il 75% nel 2018), mentre in quella 0-3 anni, l’età in cui sono genitori e insegnanti il canale per stimolare il piacere della lettura, la percentuale arriva al 70% (era al 49% nel 2018). Tra le tante emergenze del nostro Paese, non sembra esserci quella della lettura in fascia scolare e pre-scolare: unica premessa che giustificherebbe la retorica «un libro per ogni nato» celebrata dal ministro-scrittore. Le cose vanno peggio nel mondo degli adulti, dove non arriva al 30% il numero di chi legge almeno tre libri all’anno. A conferma del problema sembra esserci proprio l’esperienza di Sangiuliano: se per il ministro della Cultura leggere un solo libro al mese è una questione di disciplina – paragonabile all’«andare a messa» – come si potranno criticare gli italiani che leggono poco ma che non hanno il dovere di rappresentare la nostra cultura?


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