Neuralink, cosa sappiamo della sperimentazione degli impianti di chip nel cervello umano firmata Elon Musk

Ieri l’annuncio sull’autorizzazione di test da parte dell’Fda. L’obiettivo? Sconfiggere le malattie neurodegenerative e la cecità grazie ad appositi chip inseriti nel cervello

La start-up Neuralink di Elon Musk ha annunciato di aver ottenuto l’autorizzazione dell’Fda per condurre dei test sull’impianto di chip nel cervello umano. Detta così sembra che i complottisti avessero ragione nel sostenere che volevano metterci un chip a tutti per controllarci meglio. In realtà non parliamo di fantasie paranoiche, bensì di sanità. Secondo l’azienda californiana, questo sarebbe un primo passo verso l’obiettivo di utilizzare i chip per trattare condizioni come la paralisi e la cecità, nonché per consentire alle persone disabili di utilizzare computer e altre tecnologie tramite impulsi cerebrali e trasmissione di informazioni via Bluetooth.


Questo filone di ricerca non è per niente nuovo, anche se ancora pionieristico. Elon Musk ha dichiarato che questi chip consentiranno all’umanità di raggiungere una simbiosi con l’intelligenza artificiale, cosa che sembra strizzare l’occhio al grande sogno transumano dell’uomo bionico. Tuttavia, le tempistiche degli studi clinici – lo abbiamo visto per i vaccini – dipendono ancora dall’approvazione dell’Fda. Mentre i prototipi di chip delle dimensioni di una moneta sono stati impiantati con successo nei cervelli delle scimmie, consentendo loro di giocare ai videogiochi e di digitare parole su uno schermo seguendo il movimento del cursore con gli occhi.


Ricollegare il cervello

Tra il novembre 2022 e il maggio 2023 sono apparsi su Nature due studi che vedono tra i co-firmatari Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch, entrambi condotti in Svizzera. Il primo riguarda nove pazienti con paralisi spinale, tornate a camminare grazie alla stimolazione elettrica di particolari neuroni del midollo spinale (ne avevamo trattato qui). Il secondo più recente è quello del ponte digitale nell’uomo di 40 anni tornato a usare le gambe (trovate la nostra analisi qui).

Prima ancora sono stati fatti studi sulla lettura delle onde cerebrali – mediante appositi caschi -, in modo da collegarle a comandi da trasmettere a delle protesi. Si è parlato anche di protesi in grado di “leggere la mente”, come nello studio condotto nel gennaio 2019 dai ricercatori della Columbia University (per approfondire trovate la nostra analisi qui). Oppure sono stati realizzati “impianti” per delle mani robotiche senzienti, come quella applicata a una paziente residente in Svezia, grazie al lavoro di Christian Cipriani e del suo team di ricercatori dell’Istituto di bio-robotica della Scuola Superiore Sant’anna di Pisa (trovate il nostro articolo in merito qui).

Come funziona il chip di Elon Musk

L’azienda di Musk ha sviluppato un dispositivo, inserito chirurgicamente nel cervello, in grado di decodificare l’attività cerebrale. Fino ad ora, l’azienda ha condotto ricerche solo sugli animali. L’annuncio dell’autorizzazione per una prima fase clinica da parte di Fda è stato dato su Twitter dall’account di Neuralink e successivamente ritwittato da Musk. Solo due mesi prima la stessa Agenzia regolatoria aveva rigettato le richieste di Neuralink riguardo al passaggio a studi clinici del suo chip.

Neuralink, fondata nel 2016, è una società privata con sede a Fremont, in California, e un vasto campus in fase di costruzione vicino ad Austin. Conta oltre 400 dipendenti e ha raccolto almeno 363 milioni di dollari. Grazie al sostegno di Musk, Neuralink ha portato risorse straordinarie e ha attirato l’attenzione degli investitori nel settore di sviluppo delle interfacce «cervello-computer». Qui, scienziati ed ingegneri stanno sviluppando impianti elettronici capaci di decodificare l’attività cerebrale e di comunicarla ai computer. Questa tecnologia, in fase di sviluppo da decenni, ha il potenziale di ripristinare le funzionalità di persone affette da paralisi e condizioni debilitanti, come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

Il chip sviluppato dall’azienda viene impiantato coi suoi elettrodi sulla superficie del cervello, insieme a un dispositivo robotico per eseguire l’intervento chirurgico. L’approccio di Neuralink può spaventare perché invasivo rispetto ai suoi concorrenti, ma punta sul fatto che la sua configurazione consentirà un trasferimento più rapido di dati dal cervello al computer. Musk prevede che il dispositivo possa essere regolarmente aggiornato. Neuralink ha catturato l’attenzione grazie alle spettacolari dimostrazioni, come quello dove un macaco impara tramite il dispositivo a giocare a ping pong mediante il pensiero. Restano ancora delle incognite. Per esempio sul modo in cui si dovrà affrontare il rischio di cicatrizzazione del tessuto cerebrale, o il degrado del segnale elettronico proveniente dall’impianto. È per questo che il singolo trial clinico non garantirà comunque l’approvazione normativa vera e propria, né il successo commerciale. Neuralink continuerà a essere sottoposta a un’attenta valutazione da parte dell’Fda, per ovvi motivi.

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