Picchiata dai vigili a Milano, Bruna denuncia in procura: «Si sono accaniti perché transessuale»

Ora l’inchiesta contro gli agenti può proseguire. Nella querela accuse per lesioni aggravate, tortura e minacce gravi

Bruna, la donna transessuale di 42 anni picchiata con calci e manganellate il 24 maggio a Milano da un gruppo di vigili urbani, ha presentato querela per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione e dalla discriminazione, oltre che per tortura e minacce gravi. La denuncia è stata depositata stamani in Procura da Debora Piazza, legale che segue la vittima. Ora grazie alla denuncia di Bruna e al referto medico che attesta la ferita alla testa «compatibile con una manganellata» l’inchiesta, curata dal procuratore ‘aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Giancarla Serafini, prosegue con a breve, probabilmente, l’iscrizione al registro degli indagata di almeno tre dei quattro agenti della polizia Locale intervenuti quella mattina davanti alla biblioteca dell’Università Bocconi a Milano. Nella denuncia presentata l’avvocatessa Piazza viene contestata anche l’aggravante prevista dall’articolo 604 ter del codice penale, ovvero quella riguardante i reati commessi «con le finalità di discriminazione etnica, razziale e religiosa». Questo perché secondo Bruna e il suo legale gli agenti si sono accaniti su di lei in quanto transessuale. Inoltre il reato di tortura viene invece contestato perché la donna è stata trattenuta per venti minuti nell’auto della polizia dopo aver ricevuto in volto dello spray al peperoncino. Non solo, a corredo della querela, c’è anche l’accusa di minacce gravi, quelle che la donna avrebbe subito mentre scappava da via Castelbarco a via Sarfatti: frasi pesanti, che sarebbero state pronunciate dagli agenti, tra cui «ti ammazziamo».


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