Ponte Morandi, due manager avvertirono del pericolo. Il racconto di Salvi: «Trasferito per volere di Castellucci»

Roberto Salvi, all’epoca risk officer di Aspi, ha raccontato di essere stato trasferito dopo aver proposto una modifica nel protocollo di valutazione

«Crollo del viadotto Polcevera per ritardati interventi di manutenzione». Questa voce, nel Catalogo dei rischi di Aspi, appariva già cinque anni prima del crollo del Ponte Morandi. A confermarlo, secondo quanto riporta Repubblica, è stata l’udienza di ieri, 29 maggio, in cui la Procura ha citato come testimoni gli stessi redattori del documento. Ovvero coloro che all’epoca lavoravano come Risk Manager dentro Autostrade per l’Italia. Il loro racconto si è soffermato anche sulla reazione del top manager, Giovanni Castellucci: «Con lui non era possibile interloquire, non potevo permettermi di dire che non ero d’accordo», ha raccontato Roberto Salvi, dal 2006 al 2016 responsabile dell’unità Risk Manager di Aspi.


«Volevano le carte a posto»

Tanto che, prosegue, «dopo aver proposto una modifica al metodo di compilare il Catalogo dei Rischi che non piaceva per niente a Castellucci, fui trasferito ad una società del gruppo (Autostrade Tech, oggi Movyone) e poco dopo mi fu detto da un dirigente: ‘Lei si rende conto che è stato fortunato? Se non ci fosse stato il posto in Autostrade Tech l’avrei mandata via su disposizione di Castellucci’».


Il dirigente infatti, prosegue Salvi, reagì in maniera «molto dura» alla modifica proposta per dettagliare i motivi di rischio: «Per lui venivano fuori troppi rischi, emergeva troppa quantità, poteva spaventare il lettore. Per me era solo un po’ più chiaro». Approccio che riecheggia nelle parole di un collaboratore di Salvi, Alessandro Loconsole: «La mia impressione è che si volevano le carte a posto. Si faceva un lavoro preventivo prima di portare i documenti all’attenzione del Comitato rischi. C’era un po’ la tendenza ad avere il quadro a posto a livello formale, per arrivare dal Comitato e poter dire ‘Ok, è tutto a posto’». Loconsole lasciò la società nel 2015.

Un cigno nero

Sia lui che Salvi avevano già spiegato la ragione dietro l’inserimento del Morandi nel catalogo dei rischi: «Dopo la tragedia di Avellino, che provocò 40 morti nel luglio 2013, ci fu l’input di Giovanni Castellucci di fare una mappatura di tutti i “cigni neri”, ovvero i rischi anche improbabile della rete autostradale». Si tratta di eventi “catastrofali”, ovvero potenzialmente disastrosi ma con una bassa probabilità di verificarsi. E lì fu inserito anche il Morandi. Salvi infatti spiega che Fulvio di Taddeo (responsabile ufficio Aspi Servizi specialistici di ingegneria, imputato), gli spiegò che la struttura «era degli anni ’60, erano stati fatti interventi sopra, c’erano case e ferrovie sotto. E c’era un progetto di rafforzamento delle pile 10 e 9 (quella crollata nel 2018, ndr)». I lavori sarebbero dovuti iniziare «entro la fine del 2018».

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