Il governo solleverà la Corte dei conti dal controllo concomitante sul Pnrr. Le opposizioni: «Fatto grave»

Depositato l’emendamento in commissione Lavoro alla Camera. Il centrosinistra chiede di ritirarlo perché, a suo dire, «cambia in corso d’opera delicati equilibri istituzionali e depotenzia le prerogative di verifica del Parlamento»

Il governo Meloni ha deciso di andare avanti nello scontro con la Corte dei conti. Oggi, 31 maggio, è stato depositato in commissione Lavoro alla Camera l’emendamento dell’esecutivo che, intervenendo sul decreto Pa, solleva i giudici dell’organo dal controllo concomitante sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Confermate le indiscrezioni degli scorsi giorni. Fino ad oggi, la Corte dei conti aveva il potere di controllo in itinere sulle spese dei fondi del Pnrr, controllo che può essere richiesto dalle commissioni parlamentari. L’emendamento modifica l’articolo 22 della legge 11 settembre 2020. Il testo originale recita: «La Corte dei conti, anche a richiesta del governo o delle competenti commissioni parlamentari, svolge il controllo concomitante sui principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell’economia nazionale. L’eventuale accertamento di gravi irregolarità gestionali, ovvero di rilevanti e ingiustificati ritardi nell’erogazione di contributi secondo le vigenti procedure amministrative e contabili, è immediatamente trasmesso all’amministrazione competente ai fini della responsabilità dirigenziale».


La protesta delle opposizioni

L’emendamento dell’esecutivo Meloni interviene sulla legge, specificando che il controllo non può essere effettuato sui piani, programmi e progetti «previsti o finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza». Pronta la risposta delle opposizioni, che parlano di «fatto grave» e di «alterazione dell’equilibrio dei poteri». Così il senatore del Partito democratico Antonio Misiani: «È una inaccettabile forzatura. Cambia in corso d’opera delicati equilibri istituzionali e depotenzia le prerogative di verifica del Parlamento». Il capogruppo Dem in commissione Lavoro, Arturo Scotto: «Il governo mette sotto tutela la Corte dei conti. Un fatto molto grave che stigmatizziamo e che ci mette in contrasto con l’Unione europea». Il clima in commissione Lavoro è acceso. Il presidente Walter Rizzetto, di Fratelli d’Italia, sostiene che l’emendamento sia ammissibile nel decreto Pa perché riguarda «un organo della pubblica amministrazione». Spiegazione che non trova d’accordo il deputato del Movimento 5 stelle Alfonso Colucci, che sottolinea come in realtà la Corte dei conti sia un organo giurisdizionale indipendente. Contestazione alla quale si aggiunge una seconda, del Dem Federico Fornaro, il quale fa notare che un contenuto di questo tipo non potrebbe essere affrontato in pochi minuti con un emendamento qualsiasi, «ma varrebbe un decreto ad hoc».


Leggi anche: