Cos’è l’Einstein Telescope, il “cacciatore” di onde gravitazionali che il governo vuole portare in Italia – Il video

L’interferometro di terza generazione potrebbe essere realizzato in Sardegna e richiederebbe un investimento di circa 1,9 miliardi

Com’era l’universo 13 miliardi di anni fa? La risposta potrebbe arrivare dall’Einstein Telescope, lo strumento che studierà le onde gravitazionali del cosmo, che portano con sé l’eco degli eventi più remoti della storia dell’universo. Diversi Paesi stanno già facendo a gara per decidere chi otterrà la sede del nuovo telescopio. Tra loro c’è anche l’Italia, che punta sull’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna, fra i comuni di Lula, Bitti e Onanì. «Questa candidatura è il simbolo di un’Italia che vuole guardare verso l’alto, vuole dire noi siamo capaci di grandi imprese, perché lo abbiamo già fatto molte volte. L’Italia è sempre stata capace di pensare in grade», ha commentato oggi la premier Giorgia Meloni all’evento di presentazione della candidatura italiana. Evento a cui la presidente del Consiglio, appena rientrata da Tunisi, è arrivata in ritardo. «Per me è difficile incastrare tutto in queste giornate e voglio dire al professore Parisi che se un giorno ci fosse anche un teletrasporto mi candiderei a ospitare anche quello, possibilmente a casa mia così risolviamo un po’ di problemi perché sta diventando tutto un po’ complesso», ha scherzato Meloni. Oltre che dal governo e dal ministero della Ricerca, la candidatura è sostenuta dalla Regione Sardegna e coordinata scientificamente dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in collaborazione con diversi atenei di tutta Italia. Ad appoggiare la proposta italiana c’è anche un ospite d’eccezione, il nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che presiede il comitato scientifico.


Cos’è ET

La particolarità di ET – come l’hanno ribattezzato gli scienziati – sta nella sua potenza. Si tratta infatti di un interferometro di terza generazione, con una sensibilità almeno dieci volte superiore rispetto ai modelli attuali, che gli permette di investigare un volume di universo almeno mille volte superiore a quanto fatto finora. Il progetto sarebbe finanziato in parte con i fondi del Pnrr e richiederebbe circa 9 anni di costruzione. L’Italia competerà con un consorzio formato da tre nazioni – Belgio, Olanda e Germania – che ha individuato la sede potenziale di ET nella regione del Mosa-Reno, vicino alla città belga di Eupen. Nel promuovere la propria candidatura, l’Italia punta sulla location. La Sardegna, infatti, non è connessa a zone tettoniche attive e quindi non è interessata da fenomeni di sismicità e deformazione della crosta terrestre. «Nel sito del Nord Europa non c’è lo stesso silenzio sismico e antropico come nel cuore della Sardegna e noi siamo forti dal punto di vista scientifico. Serve, però, la collaborazione della società civile e del livello politico» ha spiegato Michele Punturo, ricercatore della sezione di Perugia dell’Infn e coordinatore scientifico di Etic (Einstein Telescope Infrastructure Consortium), il consorzio scientifico che si occuperà degli aspetti legati allo studio delle tecnologie necessarie a ET.


I costi e il ritorno economico

Per fare un paragone, gli scienziati ritengono che l’Einstein Telescope possa diventare per lo studio dello spazio ciò che oggi il Cern rappresenta la fisica delle particelle. Si calcola che il costo complessivo della nuova infrastruttura di ricerca, che potrebbe essere realizzata in un tempo compreso fra sei e nove anni, sarà di 1,9 miliardi di euro. Di questi: 50 milioni destinati al progetto, 171 milioni alla preparazione, 1,7 miliardi alla realizzazione e 37 milioni all’anno per le attività. Il nuovo centro di ricerca avrà bisogno di almeno 1.400 persone attive al suo interno, provenienti da 23 Paesi e 221 istituti di ricerca. Quanto alle ricadute economiche, uno studio dell’Università di Sassari stima che ogni euro speso per l’Einstein Telescope ne genererà 3,2€ e un incremento del Pil di 1,6€.

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