Inchiesta Metropol, gli autori rispondono alle accuse: «Le nostre fonti sono segrete, la trattativa tra Lega e servizi russi accertata da audio e documenti»
Non ci stanno Giovanni Tizian e Stefano Vergine, i giornalisti di Domani autori dell’inchiesta Metropol sulla Lega quand’erano in forze a L’Espresso, a passare per «creatori» di notizie ad arte. O peggio ancora per «inquinatori della democrazia», come ha sostenuto negli ultimi giorni il Carroccio. La vicenda al centro della diatriba è quella dei presunti incontri di emissari del partito di Matteo Salvini con agenti dei servizi segreti russi nel 2018. Su quel caso, messo a nudo dall’Espresso nel febbraio 2019 – quando la Lega era al governo e Salvini all’apice del suo successo politico – La Verità ha pubblicato nei giorni scorsi una serie di «contro-inchieste» che smonterebbero il caso, e accuserebbero anzi i due giornalisti di aver montato ad arte la vicenda tramite incontri ad hoc con alcune «talpe». Un’ondata polemica a oltre quattro anni di distanza che Tizian e Vergine respingono ora con forza al mittente, dalle colonne di Domani.
Che l’inchiesta sia stata montata ad arte è semplicemente una «balla sesquipedale», fanno sapere i due cronisti. In primis perché, come accertato dalla procura di Milano, la trattativa tra Gianluca Savoini – uomo di fiducia di Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia – e agenti russi in quei mesi ci fu eccome: a documentarlo sono audio e documenti pubblicati. E il fine di quella trattativa, come certificato dalle autorità giudiziarie, era quello «di finanziare illecitamente il partito Lega, grazie ai rapporti che Savoini aveva saputo tessere con influenti personaggi del mondo politico, economico, culturale russo». Quanto al fatto che nel costruire l’inchiesta i due cronisti abbiano coltivato i rapporti con persone informate dei fatti disponibili a rivelare dettagli utili, dicono Tizian e Vergine, soltanto chi non conosce i fondamenti del lavoro giornalistico può ritenere ciò sospetto. Proprio perché erano sulle tracce di un caso scottante, confermano, i due si sono avvalsi di tutti gli appoggi utili, anche mediante incontri personali ripetuti. Nulla di male, dunque, anzi. Né in ciò né nel fatto di avere tenuto coperta l’identità delle fonti stesse. Principio, questo del segreto professionale, anch’esso alla base del lavoro giornalistico, tutelato perfino di fronte ai giudici.
Infine, Tizian e Vergine ricostruiscono punto per punto l’identità delle persone con cui Savoini trattò in quei mesi, tanto di persona all’Hotel Metropol, quanto “da remoto”, via mail, confermando che dal lato russo furono coinvolti personaggi di peso, compresi esponenti del colosso Gazprom e un agente dei servizi russi vicinissimo al filosofo sovranista e ortodosso Dugin. Seguiranno altre puntate della «contro-contro-inchiesta».
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