Inchiesta Metropol, spuntano nuovi nomi nella “cerchia” della fonte dell’Espresso: dai rapporti con la massoneria a quelli con l’ex deputato dem Chaouki

La Verità ricostruisce la rete di nomi e ruoli intorno all’avvocato Meranda, definito «l’agente anti-Lega dell’Espresso»

Emergono nuovi dettagli nell’inchiesta dell’Espresso, e sulle persone coinvolte nello scoop del settimanale riguardo il caso Metropol, e sulla presunta trattativa di personaggi vicini al presidente russo Putin per far arrivare soldi alla Lega dalla compravendita di petrolio russo. E oggi il quotidiano La Verità torna ancora sulla vicenda, facendo emergere i nomi di nuove figure coinvolte nella presunta notizia. A restare centrale resta il nome dell’avvocato Gianluca Meranda, che era presente all’incontro assieme a Savoini. Un incontro che, stando a quanto scritto da Giacomo Amadori sul quotidiano diretto da Belpietro, era più simile a una «recita in cui nessuno era quello che diceva di essere»: «Meranda, per anni considerato uno dei mariuoli che trattava finanziamenti illeciti per la Lega e che, adesso, si è scoperto che più che per il Carroccio, lavorava per L’Espresso, indossando i panni dell’infiltrato o, peggio, dell’agente provocatore. Ebbene quell’avvocato controverso, «amico» del giornalista Giovanni Tizian (autore del Libro nero della Lega), a quel consesso era giunto per rovinare il Carroccio, con l’iPhone in modalità recording». Ma come ha fatto Meranda ad arrivare a essere presente a quel tavolo?


L’espulsione di Meranda dalla Serenissima gran loggia d’Italia

Secondo quanto ricostruito da Amadori, Meranda è arrivato a Mosca grazie an mix tra massoneria e l’ex deputato del Pd Kalid Chaouki che, come si legge sul quotidiano «era dedito alle relazioni internazionali nel Mediterraneo, il quarantenne marocchino aveva rapporti stretti sia con i servizi segreti (sembra aggiornasse l’Aise su quanto accadeva nel Maghreb) che con le logge». Meranda, nel 2015, venne espulso dal Gran maestro della Serenissima gran loggia d’Italia, Massimo Criscuoli Tortora, per «per aver attentato all’armonia e all’integrità» della Gran loggia. Criscuoli Tortora consegnò anche un dossier su Meranda all’Antimafia, alla voce «situazioni da monitorare». Il Gran maestro aveva il sospetto – secondo le ipotesi de La Verità – che Meranda puntasse a prendere il suo posto «per poter sfruttare la rete internazionale a cui era collegata l’obbedienza», assieme ad altri uomini che avrebbe portato con sé all’interno della loggia.


La nuova loggia di Meranda dopo l’espulsione

Dopo l’espulsione di Meranda si dimisero in blocco altri uomini sodali dell’avvocato, che a Roma – come si legge ancora nella ricostruzione de La Verità – «avevano tenuto a battesimo una loggia riservata serba in Italia che aveva diramazioni anche in Ungheria e in Romania, trampolino di lancio perfetto per entrare nel circuito della massoneria russa e dei suoi gran maestri». Meranda inoltre si era unito anche alla loggia Salvador Allende del Grande Oriente di Francia. E in un’agenda lilla di Meranda sono stati trovati i nomi in cui l’avvocato aveva scritto, in codice, le generalità di alcuni presunti membri della massoneria e alcuni luoghi, tra cui spicca la dicitura «Castelvetrano (Rsaa e Rf)», il paese dove è stato catturato il boss Matteo Messina Denaro. Ma dall’agenda emergono anche nomi e relative posizioni di altri stretti collaboratori di Meranda: una lista di 35 persone e relativi “ruoli”, e tra cui spicca il «compagno segretario aggiunto» Khalid Chaouki del Partito Democratico.

I rapporti tra Meranda e l’esponente Pd Chaouki

Come riporta l’inchiesta de La Verità, l’ex deputato dem «nato a Casablanca, classe 1983, è stato membro della commissione esteri della Camera e presidente del Centro islamico culturale d’Italia, l’ente che ha in gestione la Grande moschea di Roma. […] Ma intanto, secondo documenti ritenuti attendibili dagli investigatori, si dedicava anche ai riti massonici e ai commerci con la banda del Metropol». Chaouki è stato sentito sentito in Procura a Milano per chiarire i suoi rapporti con Meranda. L’esponente dem ha dichiarato di conoscere l’avvocato dal 2016, e di averlo conosciuto durante una cena al Circolo Tevere Remo di Roma, grazie a Gianluigi Biagioni Gazzoli, ex direttore della scuola libica di Roma e membro di una loggia massonica. E parlando del rapporto con Meranda, Chaouki ha dichiarato: «Con l’avvocato Meranda ci siamo trovati da subito molto in sintonia, sia a livello umano che a livello di interessi professionali». L’ex segretaria dell’avvocato ha confermato ai magistrati che tra i due intercorressero rapporti non chiarissimi: «Meranda lo ha assistito in una causa di lavoro intentata nei confronti di Chaouki dalla sua ex assistente (parlamentare, ndr) per il mancato pagamento degli stipendi. La causa e stata persa e i soldi che Chaouki doveva alla sua ex assistente sono stati versati da Meranda. La cifra ammontava a 18.000 euro. Non ho mai chiesto perché Meranda si sia accollato tali spese e non so se Chaouki poi gli abbia restituito tale somma».

Gli incontri tra Chaouki e Meranda

Secondo quanto ricostruito nell’inchiesta del quotidiano di Belpietro, inoltre, «Meranda e Chaouki avrebbero spesso viaggiato assieme, sia a Mosca sia a Belgrado», con contatti e incontri sempre più frequenti. A tal proposito Chaouki ha dichiarato: «Personalmente partecipai solo ad alcuni di questi incontri, che si svolgevano di solito presso lo studio di Meranda, o, in qualche caso, in occasione di cene romane con le famiglie. Nel corso di questi incontri, in alcuni casi, si sono valutati possibili fornitori, come ad esempio Lukoil, Eni, fornitori del Bahrein, e soggetti dell’Azerbaijan, come la compagnia nazionale di questo Paese. Si iniziò a valutare anche altre possibilità di business, delle quali ricordo a esempio un caso in cui G.V. (un esperto di finanza, ndr) andò per conto di Meranda a esplorare un Paese africano […] lo non venivo messo al corrente di tutto. Avevo instaurato un rapporto di amicizia con Meranda e Vannucci (il cosiddetto “Terzo uomo” presente all’incontro all’hotel Metropol, ndr) e questi mi aggiornavano di tanto in tanto dei progetti in corso».

L’arrivo di M5s e Lega al governo nel 2018

Nel 2018 nacque il governo Conte I, con l’accordo tra M5s e Lega e l’avvicinamento di Maranda alla Lega, ma anche di Francesco Vannucci all’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, non fece piacere a Chaouki, che a tal proposito dichiarò: «Questo loro avvicinamento non mi aveva fatto molto piacere e lo feci notare, seppur amichevolmente, a Meranda. La commistione tra l’aspetto del business e le figure politiche che erano subentrate era una cosa che non approvavo. Anche per questo, non seguii più le vicende e manifestai nei fatti, con il mio distacco, che secondo me Savoini non sarebbe stato un canale corretto». Un avvicinamento tra Pirozzi e Vannucci che sarebbe ricostruibile in diversi file audio registrati dall’avvocato Meranda. Sul quotidiano viene riportato un presunto scambio avvenuto tra Vannucci e Savoini, che sarebbe stato registrato di nascosto dall’avvocato Maranda: «Mi ha detto: “Preparati perché quando si torna dalla Russia io ti porterò con me in un posto… a parlare a sei occhi con Matteo… quindi preparati… ti dirò all’ultimo momento dove… tu vieni in compagnia e si quadra il cerchio”».

Il legame tra Pirozzi e Vannucci

Ma nella ricostruzione della vicenda emerge anche il nome dell’ex sindaco di Amatrice e attuale consigliere della regione Lazio, Sergio Pirozzi, che all’epoca del caso Metropol era vicino alla Lega. Pirozzi ha spiegato ai magistrati di aver conosciuto Vannucci attraverso Lorenza Alessandrini: «La Alessandrini mi disse che aveva la necessità del numero di telefono di Gianluca Savoini. Io a quell’epoca ero molto popolare e avevo il numero di Salvini, di Renzi, della Merkel e di tanti personaggi politici importanti. Ricordo che chiamai la Isoardi (Elisa, ndr), che all’epoca era fidanzata con Matteo Salvini, per chiederle il numero di Savoini, che io non ho mai conosciuto personalmente. Avevo conosciuto la Isoardi per alcune trasmissioni televisive fatte prima del terremoto e le domandai di chiedere a Matteo Salvini il numero di Savoini. Diedi quindi il numero alla collega Alessandrini e non seppi più nulla». E Pirozzi, quando iniziarono a circolare indiscrezioni sulla trattativa Metropol, aggiunse: «Alessandrini mi disse che Vannucci si stava occupando dell’acquisto di petrolio in Russia per conto di Eni, ma a me sembro un’esagerazione perche sapevo che Eni – essendo una multinazionale – aveva canali ufficiali per queste cose. Mi era stato detto che Vannucci era andato due o tre volte in Russia per questo affare e che il canale tra lui e i russi era Savoini». Un affare che secondo quanto riportato da La Verità sarebbe stato confermato da Vannucci nel gennaio 2019 in un ristorante di Roma. Vicende avvenute «sotto l’occhio vigile di Meranda che registrava tutto per gli amici dell’Espresso. E forse non solo per loro», come conclude Amadori nel suo articolo.

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