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Il topicida, la pellicola, il luminol: il piano di Alessandro Impagnatiello per uccidere Giulia Tramontano

Una confezione di veleno per topi sequestrata in casa. Tracce di sangue in salotto. E le impronte: così la procura vuole dimostrare la premeditazione

È il veleno per topi la chiave della procura per incastrare Alessandro Impagnatiello. E per dimostrare che aveva premeditato da almeno qualche giorno l’omicidio di Giulia Tramontano. E poi ci sono le ricerche su Internet. Non quelle fatte la sera del delitto per sapere se bruciare il cadavere nella vasca da bagno l’avrebbe danneggiata. Ma altre, che risalgono ai giorni precedenti e riguardano proprio il topicida e i suoi effetti. Nell’ultimo sopralluogo a Senago in via Novella 14/A i carabinieri ne hanno sequestrato una confezione. E poi c’è la faccenda delle telecamere: Impagnatiello e la madre Sabrina Paulis ne chiesero l’ubicazione in alcuni bar della zona. Ma l’elemento, vista la presenza della madre, potrebbe essere ambivalente.

Il bancomat e la patente di Giulia

Per immaginare di contestare la premeditazione in base a questo fatto infatti gli inquirenti potrebbero arrivare a ipotizzare responsabilità a carico della madre. Ma aver semplicemente chiesto informazioni sulle telecamere potrebbe invece far parte della recita di Impagnatiello nei giorni immediatamente successivi al delitto. Quando ha anche inviato messaggi al cellulare di Tramontano quando sapeva che era già morta. In questa ottica la madre sarebbe soltanto un elemento della recita del barman dell’Armani Bamboo. Ieri intanto gli inquirenti hanno ritrovato il bancomat, la patente e la carta di credito di Giulia in un tombino dentro il parcheggio della fermata Comasina della metropolitana di Milano. L’indicazione è arrivata da Impagnatiello, che aveva detto di aver lasciato lì anche il cellulare. Ma il telefono non è stato ritrovato. Il coltello usato per il delitto era invece nel ceppo sopra il frigorifero. Come detto dal reo confesso.

Il luminol

Gli specialisti della scientifica hanno anche trovato alcune tracce di sangue in cucina, lungo le fughe delle piastrelle. E in salotto. Anche sui muri: una era ancora visibile ad occhio nudo. Questo fa ipotizzare che il delitto sia avvenuto (o si sia concluso) in soggiorno. Emerge anche un’ulteriore circostanza sulle ricerche della vasca. Che potrebbero essere state effettuate prima del delitto, anche se nello stesso giorno. E non dopo.

Il punto su cui tutto ruota è il giorno del trasporto del cadavere di Tramontano nell’intercapedine di un locale box in via Monte Rosa, a 600 metri dalla casa del delitto. Lui sostiene di averlo fatto nella notte tra mercoledì e giovedì. Ovvero il giorno prima della confessione. Ma martedì mattina il suo Volkswagen T-Roc era parcheggiato davanti casa e già profumava di fresco. Qualche ora prima l’auto era nell’interrato. L’addetto alle pulizie ha notato alcune tracce di cenere quando l’auto è stata spostata.

Il topicida

L’elemento chiave però è il topicida. Insieme alle ricerche sul web potrebbe far configurare la premeditazione. Gli investigatori coordinati dalla pm Alessia Menegazzo lavorano su questa ipotesi. Che il gip Minerva ha escluso nella sua prima ordinanza, nella quale ha ritenuto di non dover contestare nemmeno l’aggravante della crudeltà. Mentre lui stesso ha detto alla giudice di aver ucciso Giulia Tramontano «senza un perché». Impagnatiello però ha cercato alcune parole precise su Internet: “veleno per topi all’uomo”. Ovvero gli effetti del veleno per topi sull’uomo. A questo punto, è l’ipotesi, per sapere quanto ne serviva per uccidere.

Il luminol ha poi svelato altre tracce di sangue, di colore più scuro, nella vasca da bagno. Gli inquirenti si concentrano sulle impronte delle scarpe per trovare il presunto complice. Intanto, scrive La Stampa, da un mobile della cucina è spuntato un rotolo di pellicola. Sarebbe stato usato sempre nel tentativo di disfarsi del cadavere. Assieme ad altri flaconi c’era anche una bottiglia di benzina. Ma ancora chiusa. Sulle pareti del box ci sono ancora i segni del secondo tentativo di bruciare Giulia.

Il lurido

Sono arrivate così conferme del suo profilo criminale che, in ambienti investigativi e requirenti, viene definito da «narcisista manipolatore». Una persona che, stando a quanto accertato, in ogni modo ha fatto in modo di «inscenare un suicidio». Facendo credere che la ragazza se ne fosse andata per poi uccidersi. Una ricostruzione che fa il paio con quella dei colleghi, che al lavoro lo chiamavano “il lurido”. Le indagini potrebbero portare a capire l’ora e il punto esatto dell’omicidio, se ha reagito e ha cercato di difendersi, e quante sono state le coltellate inferte.

Tra le attività di indagine delegate, fa sapere l’Ansa, ci sono anche, tramite i tabulati telefonici, i controlli su coloro che dopo l’omicidio hanno parlato con il barman per verificare se, eventualmente, qualcuno fosse con lui mentre cercava di cancellare le tracce e nascondere il cadavere. Infine, si cercano altre prove prove a sostegno della premeditazione e della crudeltà, aggravanti che per la Procura sono solide ma che il gip ha escluso. Aggravanti su cui anche la famiglia Tramontano, come ha spiegato il legale Giovanni Cacciapuoti, «vuole vederci chiaro».

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