Rosy Bindi contro il lutto nazionale per Berlusconi: «Ce la ricordiamo Ruby nipotina di Mubarak?»

L’ex presidente Pd: «Quando gli altri canali hanno dato la notizia sulle reti Mediaset aspettavano la fine della pubblicità»

Lo aveva detto in un’intervista a “Un giorno da pecora”. Lo ribadisce con La Stampa: secondo Rosy Bindi il lutto nazionale per Silvio Berlusconi è inopportuno. Quando ha saputo della morte l’ex presidente del Partito Democratico ha provato un sentimento di «pietà». Ma ha anche notato che mentre gli altri canali di informazione davano la notizia, «sulle reti Mediaset aspettavano che finisse la pubblicità. Nessuno l’ha fermata. È stato impressionante». E ora, dice nel colloquio con Federico Capurso, «contesto la santificazione che se ne sta facendo. Così come la scelta di indire una giornata di lutto nazionale».


La nipotina di Mubarak

E questo «perché Berlusconi ha diviso il Paese. Ne ha sedotti molti, ma non è riuscito ad attirare a sé la maggioranza degli italiani. La decisione di avere una giornata di lutto nazionale è irrispettosa nei confronti di quella maggioranza». Secondo Bindi l’ex premier «ha spaccato il Paese su questioni fondamentali: sul rispetto della democrazia e della Costituzione, sull’esercizio del potere, sul dovere di pagare le tasse, sui rapporti con la magistratura. Ce li ricordiamo gli anni in cui il Parlamento, a causa sua, votava per dire che era vero che Ruby fosse davvero la nipote di Mubarak?».


I funerali di Stato

Nulla osta, invece, per i funerali di Stato. Che «gli spettano perché è stato presidente del Consiglio. Il lutto nazionale invece è frutto di una scelta del governo. È previsto per le vittime di stragi e per la morte di grandissime personalità. Ma mai è stato deciso per presidenti del Consiglio, fatta eccezione per Leone e Ciampi. Che però erano stati anche presidenti della Repubblica. La decisione del governo è legittima, ma io la contesto nel merito».

«Più bella che intelligente»

Lei, dice, non sarà ai funerali. E lo ricorda come un avversario politico. Anche se Berlusconi la definì “più bella che intelligente”: «E io gli risposi: “Sono una donna che non è a sua disposizione”. Ci tenevo ad affermare la mia femminilità e in quello scambio fu chiaro l’abisso che ci separava. Anche nella concezione della donna, con cui lui non interloquiva nel merito, ma solo ricorrendo a battute poco eleganti. Non si è mai scusato e forse non le avrei nemmeno accettate le sue scuse. Sono questioni di sostanza. Le parole usate nei confronti di Angela Merkel non sono state più gentili di quelle usate con me. Irripetibili».

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