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Arriva in Cdm la riforma della giustizia, il ministro Nordio: «I giudici non possono criticare le leggi»

15 Giugno 2023 - 13:42 Felice Florio
Il titolare di via Arenula, anticipando i contenuti del provvedimento che arriverà nel tardo pomeriggio a Palazzo Chigi, si è detto dispiaciuto che Berlusconi non possa assistere «a questa svolta garantista»

Via il reato di abuso di ufficio, stop alla pubblicazione di quegli stralci di intercettazioni che non sono utilizzati nel corso del dibattimento o non siano compresi nei provvedimenti del giudice, divieto di inappellabilità da parte dei pm verso le sentenze di assoluzione, nei casi di reati lievi. È il senso garantista della riforma della Giustizia, rivendicato dallo stesso ministro Carlo Nordio: «La coincidenza con la dolorosa scomparsa di Silvio Berlusconi da un lato può costituire un tributo per la sua battaglia, ma dall’altro ha il rammarico di impedirgli di assistere al primo passo per una riforma radicale di una giustizia garantista che lui auspicava». Azione e Italia Viva appoggiano l’iniziativa del guardasigilli e annunciano che voteranno la riforma insieme alla maggioranza di centrodestra. Ad alzare le barricate, invece, la categoria dei giornalisti, che già parla di «bavaglio alla stampa», e l’Associazione nazionale magistrati, che rileva «fortissimi dubbi di incostituzionalità» sui limiti al potere di impugnazione dei pm e definisce «ingiustificabile» l’abrogazione del reato di abuso di ufficio. È questo il contesto con cui la riforma di Nordio verrà presentata alle 18 di oggi, 15 giugno, nel Consiglio dei ministri.

Il titolare di via Arenula, ai microfoni di Sky, risponde senza eufemismi agli attacchi dell’Associazione nazionale magistrati. Tra giudici e politici, afferma, «c’è stato un rapporto molto conflittuale fin dagli inizi dell’operazione Mani pulite, alla quale ho partecipato anche io. Quando le indagini hanno per oggetto personaggi politici, questo conflitto emerge. Quello però che è patologico, in Italia, è che molto spesso la politica ha ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Questo non è ammissibile. Il magistrato non può criticare le leggi, così come il politico non potrebbe criticare le sentenze. È un principio elementare della divisione dei poteri, questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze». Nel corso dell’intervista, scende nel dettaglio di alcuni punti della riforma. Ad esempio, riguardo alla limitazione dell’uso delle intercettazioni, il ministro anticipa che la disciplina sarà radicalmente modificata con il nuovo codice di procedura penale. Nel frattempo, però, il governo «aveva la necessità di portare ora un pacchetto di orientamento garantista. Si interverrà sulla tutela della dignità e dell’onore delle persone che vengono coinvolte senza saperlo e senza essere interessate nelle intercettazioni telefoniche».

Alle polemica di parte della magistratura sulla cancellazione dell’abuso di ufficio, Nordio replica così: «È è un reato cosi evanescente e carico di danni, ammessi da tutti gli amministratori italiani, compresi rappresentanti del Partito democratico, che nonostante fosse stato mutato ha sempre continuato a portare conseguenze perniciose, costituite dalle iscrizioni nel registro degli indagati, dalla diffusione delle informazioni di garanzia anche a mezzo stampa, dalla delegittimazione di molti personaggi politici che hanno visto compromessa anche la carriera politica, per poi concludersi nel nulla». Risponendo alle parole di Nicola Gratteri, il guardasigilli si dice stupito del fatto che «un magistrato parli di reato spia e ammetta che non è servito a nulla perché, su 5 mila indagini, sono state pochissime le condanne. Vorrei insegnare a questo collega che un reato o c’è o non c’è, non è che puoi andare a cercare a strascico qualcosa sperando che sia la spia di un altro reato». Il Pd, attraverso il senatore Walter Verini, membro della commissione Giustizia e capogruppo in Antimafia, esprime «preoccupazione» per l’abrogazione dell’abuso di ufficio, anche perché avviene «in un contesto nel quale questo governo indebolisce prevenzione e contrasti al malaffare nel codice degli appalti, mostra di non sopportare i controlli concomitanti della Corte dei conti sul Pnrr, innalza la soglia per gli affidamenti diretti».

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