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Mancata precedenza, eccesso di velocità, risarcimento: cosa rischiano i TheBorderline per l’incidente di Casal Palocco

20 Giugno 2023 - 06:07 Redazione
incidente casal palocco matteo di pietro
incidente casal palocco matteo di pietro
L'unico indagato per ora è Matteo Di Pietro. La procura dovrà dimostrare eventuali altre responsabilità. L'avvocato dice che i soccorsi sono arrivati in ritardo

Cosa rischiano davvero i TheBorderline dopo l’incidente di Casal Palocco? Matteo Di Pietro è l’unico indagato per la morte di Manuel Proietti. Ma a causa delle minacce i quattro che erano in auto con lui hanno lasciato Roma. Mentre gli inquirenti indagano ancora sullo scontro tra la Lamborghini Urus e la Smart ForFour. E hanno ordinato test antidroga più approfonditi per Di Pietro. Intanto YouTube ha fermato la pubblicità sul loro canale. L’avvocato Francesco Consalvi ha ricostruito la dinamica dello scontro all’incrocio tra via di Macchia Saponara e via Archelao di Mileto. E ha detto che Elena Uccello, la madre di Manuel, doveva dare la precedenza alla Lamborghini. Non è emersa alcuna responsabilità per ora a carico degli altri occupanti: Vito Loiacono, Marco Ciaffaroni, Gaia e Simone Dutto.

La responsabilità

L’avvocato Consalvi ha anche spiegato a Libero che le immagini dell’incidente provano l’assenza di un impatto frontale. «La signora Uccello, alla guida della Smart, per impegnare una via alla sua sinistra ha necessariamente dovuto passare per la traiettoria di Matteo che procedeva a destra. Mi spiego meglio. La Smart avrebbe dovuto dare la precedenza alla Lamborghini, tagliando di fatto la strada all’autovettura guidata da Matteo». Consalvi nega che Di Pietro stesse effettuando un sorpasso. E dice che a suo parere la Lamborghini andava tra i 60 e gli 80 chilometri all’ora. Quindi al di là del limite massimo consentito di 30 km orari. E riguardo la positività alla cannabis, dal referto del Pronto Soccorso emerge che al momento dell’impatto Di Pietro «non era sotto l’effetto di alcuna sostanza che potesse alterare la sua capacità cognitiva e reattiva. La sua non negatività ai cannabinoidi non si riferisce a quel momento e può essere riferito anche a sostanze farmaceutiche. È risultato negativo a cocaina e alcol e lo dimostra il fatto che non è stata ritenuta necessaria alcuna misura cautelare».

Le ore alla guida

Consalvi sostiene anche che ci sia un equivoco sulla “challenge” della Lamborghini. Nel senso che la sfida non consiste nel correre in automobile per 50 ore, ma nel viverci. «I ragazzi erano ripartiti da circa mezz’ora. Avevano fatto una sosta perché ribadisco che questi video per il 99 per cento del tempo vengono realizzati a macchina ferma. Anche perché nel contratto di affitto meno km fai meno paghi. A loro interessa stare nell’auto, non su strada». L’avvocato annuncia anche una querela a Repubblica perché ha dipinto i genitori di Di Pietro come pronti a minimizzare l’accaduto. «Nessuno di loro ha rilasciato alcuna dichiarazione. Sono virgolettati inesistenti. Questa con lei è la prima dichiarazione che viene rilasciata. Mia sorella, la mamma di Matteo, appena ha appreso la notizia è stata irreperibile per ore. Temevamo il peggio, che si fosse suicidata. Era invece corsa in Chiesa dove è stata ore a pregare per Manuel e per sua madre Elena e la sorellina Aurora in ospedale».

I soccorsi

E conclude sostenendo un particolare inedito a proposito dei soccorsi: «Ricordo che le prima persone che hanno soccorso i due minori all’interno della Smart sono stati mio nipote Matteo Di Pietro e Gaia. Il piccolo Manuel era stato rianimato, il suo cuore aveva ricominciato a battere, respirava, aveva ripreso colorito. I ragazzi mi hanno riferito che l’ambulanza è arrivata dopo circa un’ora e il bambino è deceduto in ambulanza». Al ventenne youtuber la Procura di Roma contesta i reati di omicidio stradale e lesioni. Di Pietro non è stato ancora ascoltato dai magistrati e ieri il suo avvocato è stato brevemente negli uffici di piazzale Clodio. Non è escluso che gli inquirenti stiano attendendo i risultati della consulenza disposta sul cellulare del giovane e su quelli delle persone che erano con lui sul Suv Lamborghini il 14 giugno scorso.

La cilindrata della Lamborghini Urus

Giordano Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale (Asaps), spiega oggi al quotidiano che non ci sono punti oscuri sul noleggio della Lamborghini. Prima dei 12 mesi di patente è vietata la guida con mezzi superiori a 55 kilowatt (75 cavalli) per tonnellata: «Chi afferma il contrario e dice che servono tre anni di guida racconta una sciocchezza. Tempo fa era così. Poi, dopo le proteste di alcuni genitori che si sono visti costretti a comprare una seconda auto più piccola ai figli, il periodo è stato ristretto a un anno». E cosa rischia quindi Di Pietro? «Le pene possono andare da 8 a 12 anni se viene considerata anche l’alta velocità. In caso contrario, sempre con calcoli presuntivi, si va da 5 a 8 anni».

Il rito abbreviato e i risarcimenti

Biserni dice però che bisognerà valutare la possibilità del concorso di colpa. E la possibilità di accedere al rito abbreviato, che prevede uno sconto di pena. «Anche in questo caso, però, bisogna vedere come va a finire. È recente la sentenza di Cassazione che ha assolto una donna che era al volante e non aveva dato la precedenza a una moto. Nello schianto era deceduta una giovane coppia. Eppure la conducente è stata assolta. Sa perché? Perché la moto andava forte». L’avvocato del Foro di Milano Andrea Marzorati, esperto in risarcimenti, spiega invece la questione dal punto di vista economico: «I calcoli per avere una indicazione di massima si possono già fare e sono pari a 882.612 euro». La cifra viene estratta da una serie di parametri che vengono calcolati in base all’età dei genitori, a quella del defunto, al tipo di parentela (alla madre 370,150; al padre 363,420 e alla sorellina 149,042, secondo le tabelle di Milano) e anche secondo la tipologia della morte. «Se il bimbo soffre prima di morire, per esempio, e ha una lucida agonia, il risarcimento è maggiore», continua Marzorati.

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