Venezia, il pomeriggio da incubo di un 33enne: pestato senza un perché da cinque sudamericani. «Mi urlavano che avevo rubato una borsa»

Il giovane di Mestre salvato dal peggio solo grazie all’intervento di un consigliere comunale. 30 giorni di prognosi e mille domande senza risposta su quanto accaduto

Immobilizzato, buttato a terra e riempito di calci e botte. Senza un perché. È successo domenica pomeriggio nel cuore di Venezia ad un giovane cittadino della città lagunare, Diego Nason. Un’aggressione brutale portata da un gruppo di sudamericani, non è chiaro se per un possibile scambio di persona o per il banale, inquietante puro gusto del brivido della violenza. A raccontare quanto accaduto al Corriere del Veneto è oggi lo stesso Nason. «Mancava poco alle 17. Ero appena uscito dal negozio di vetro di mio padre, dove lavoro alla Salute. Ho fatto in tempo a fare l’angolo della fondamenta e mi sono sentito afferrare e strattonare da dietro». L’inizio di minuti da incubo. «Era una donna. Insieme a lei ce n’era un’altra, con due giovani, un uomo e un bambino. “Sei un ladro” la loro accusa, “hai afferrato la mia borsa”, ha ripetuto la donna. Ho cercato di difendermi, le ho preso il gomito e le ho risposto che non avevo preso niente. Poi mi hanno spinto a terra e giù calci e botte». A salvare Nason dal peggio solo l’intervento provvidenziale di alcuni passanti. Tra questi, anche il consigliere comunale Paolo Ticozzi, che ha poi raccontato tutto, incredulo per le scene di cui è stato testimone, sulla sua pagina Facebook. «Mi tenevano bloccato a terra con la pressione del ginocchio sulla testa e sulla schiena – rievoca ancora il malcapitato Nason – Continuavano a dire che avevo preso un portafoglio parlando con accento ispanico. Devo ringraziare che in quel momento passavano di là il consigliere comunale Paolo Ticozzi e la signora Francesca Bonollo, e altri che mi hanno protetto dal pestaggio»


È stato Ticozzi ad allertare il 118 e i carabinieri, oltre a provare a documentare il pestaggio con un video, interrotto con la forza dagli aggressori. Ma l’intervento è servito se non altro ad interrompere le botte al giovane mestrino. «Ero a terra, avevo il sangue che mi grondava sulla faccia. Non mi lasciavano muovere ma hanno smesso di pestarmi. Sentivo che ripetevano ai passanti che avevo rubato e intanto frugavano con le loro mani nelle mie tasche». Il gruppo di sudamericani ha infatti mollato la presa sul malcapitato all’arrivo dei carabinieri. I cinque sono stati identificati, mentre Nason è stato soccorso e portato all’Ospedale Civile di Venezia. Medicato, è stato dimesso all’indomani con una prognosi di 30 giorni. Ma lo shock e l’incredulità per l’accaduto non passeranno in fretta. «Ho denunciato, con la famiglia abbiamo deciso che andremo avanti fino al punto in cui ne vale la pena. – riferisce ancora il 33enne al Corriere del Veneto – Ma non voglio che siano lasciati liberi di prendere il primo aereo per scappare e ritornare al loro paese. Devono spiegare il perché di tanta brutalità». Difficile capire al momento se i cinque sudamericani abbiano aggredito Nason senza motivo alcuno, o per uno scambio di persona. «Avevo visto due donne passare poco prima, ma non posso dire che fossero borseggiatrici. È possibile che qualcuno per errore abbia detto al gruppo di stranieri che mi ha aggredito che c’ero io nelle vicinanze quando si sono accorti di non avere più il portafoglio. Ma io e la mia famiglia non escludiamo neppure che mi abbiano seguito, dopo l’uscita dal negozio, con l’intenzione di aggredirmi. So solo che in portafoglio avevo 50 euro e dopo che l’ho mostrato loro non me li sono più trovati».


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