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Meloni contro il M5s sulle armi a Kiev, l’attacco sulla frase di De Masi: «Meglio vivere sotto una dittatura che morire? È da vigliacchi» – Il video

La premier chiede più volte ai deputati Cinque stelle di prendere le distanze dalla posizione del sociologo. Per Conte quelle di Meloni sono solo «dichiarazioni infamanti»

«Meglio vivere sotto una dittatura che morire» aveva detto in Tv Domenico De Masi, intellettuale di riferimento del Movimento 5 Stelle citato da Giorgia Meloni in un attacco durissimo contro la mozione grillina che ribadisce la contrarietà all’invio di armi per l’Ucraina. Durante il dibattito generale sulle comunicazioni della premier in vista del Consiglio Ue, Meloni ha scatenato l’irritazione di Giuseppe Conte quando ha detto: «L’altra sera in una trasmissione ho sentito dire a De Masi, che è il filosofo di riferimento di M5s, in buona sostanza dice: “meglio vivere sotto una dittatura che morire” e cade la maschera perché si fa strage di secoli di storia in cui libertà e democrazia sono stati costruiti con il sacrificio di persone come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone». La premier ha poi aggiunto: «Io non credo che sia meglio vivere sotto una dittatura che morire ma lavorare perché le persone possano vivere libere questa è la differenza tra quello che stiamo proponendo noi e quello che state proponendo voi».

Per Conte quelle di Meloni sono «dichiarazioni infamanti», perché secondo l’ex premier il M5s «ha sempre condannato l’aggressione. Ma Meloni non deve esagerare – ha aggiunto – perché se ci ritrovassimo a discutere di dittatori chi sarebbe in difficoltà non sarebbe il sottoscritto». Il riferimento è a un’altra accusa partita da Meloni, che aveva detto di non accettare lezioni a chi andava a braccetto con dittatori come Fidel Castro e Maduro. Da Conte però nessuna presa di distanza sulle dichiarazioni di De Masi. Abbastanza per dare l’occasione alla premier di tornare all’attacco nelle repliche: «Nella mozione M5s c’è scritto che non si deve più mandare armi all’Ucraina, ma voi pensate che se questo accadesse si aprirebbe un tavolo negoziale o piuttosto che avremmo una invasione? E allora le cose vanno chiamate con il loro nome: sarebbe un mondo di chi è militarmente più forte». Meloni è poi tornata a chiedere al M5s di chiarire nelle dichiarazioni di voto se fossero o meno d’accordo con la frase del sociologo: «È l’esegesi della vigliaccheria, dovete dirci se siete d’accordo: se lo pensate mi aspetto che lo diciate, le cose vanno chiamate con il loro nome, si possono dire ma basta che ci mettiate la faccia»

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