Signal, l’app di messaggi più usata dai narcotrafficanti: «La polizia non intercetta, te la devo far scaricare»

L’utilizzo dell’applicazione emerge dagli atti dell’inchiesta che ha smantellato la rete di trafficanti internazionali che lavoravano nelle province di Bari e Matera

Niente WhatsApp, Telegram o Messanger. L’applicazione di messaggistica più utilizzata dai narcotrafficanti, sembra essere Signal. Lo testimoniano le indagini dei carabinieri che – scrive Repubblica – sono riusciti ad intercettare una conversazione telefonica tra Giuseppe Calia, uno degli uomini che dalla Spagna importavano sostanze stupefacenti per il mercato pugliese e suo figlio Giuseppe Continisio, spacciatore che immetteva cocaina nel mercato della provincia tra Bari e Matera. «Sopra a Signal non ti intercettano», spiegava Calia al figlio «Te la devo far scaricare». L’App in questione è stata creata nel 2013 dal collettivo no profit Open Whisper Systems con l’obiettivo di rendere più sicure le conversazioni tra privati. Consente infatti di inviare messaggi ed effettuare chiamate audio o video con un protocollo di sicurezza ancora poco vulnerabile. Perché usa un livello di cifratura molto elevato. Il dialogo tra i due spacciatori è stato intercettato dagli investigatori, soltanto grazie a una micro-spia ambientale.


Lo studio delle App

Dietro l’individuazione dell’App «più sicura» e utile a mettere in difficoltà gli investigatori – scrive Rep. – c’è un grande lavoro. Sulla questione sono infatti stati spesi soldi ed energie da parte della rete di trafficanti internazionali che lavoravano nelle province pugliesi, per evitare di finire in carcere come è poi però avvenuto. 27 sono state le persone arrestate per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Dalle intercettazioni dei carabinieri è emerso come ci fossero delle regole. La prima era parlare il meno possibile al telefono, la seconda evitare di usare i social media, la terza abbandonare WhatsApp e scaricare Signal. «Hanno telefoni che non sono intercettabili. Quando parte il camion dalla Spagna, loro si sentono solo tramite questi telefoni, uno ce l’ha lo spagnolo e l’altro Padre Pio»: una delle dichiarazioni di Vito Loiacono, dal quale è poi partita l’indagine della Dda. Che ha portato inoltre all’arresto di Alceste Cavallari, trovato in casa con un borsone contenente 2,75 chili di hashish, 67 grammi di cocaina e 56 di marijuana. Il procuratore Roberto Rossi ha ribadito, alla luce del fatto che i gruppi criminali utilizzano tecnologie sempre più sofisticate, l’importanza di investire nelle intercettazioni, telefoniche o telematiche.


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