Berlusconi lascia 30 milioni a Marcello Dell’Utri. L’ex braccio destro: «Non faccio altro che piangere, non mi doveva nulla»

Il commento: «Per me era come un fratello, mi ha sempre aiutato»

«Da stamattina non ho fatto altro che piangere: non tanto per la cosa materiale, ma per il gesto che dimostra la grandezza dell’uomo». È rimasto decisamente sorpreso Marcello Dell’Utri quando è stato avvisato che c’era anche il suo nome nel testamento firmato da Silvio Berlusconi prima di morire. L’ex premier e fondatore di Forza Italia gli ha lasciato un tesoretto di 30 milioni. «Quando stamattina mi ha chiamato il notaio, sono rimasto choccato dalla notizia – ha raccontato Dell’Utri all’Ansa -. Non me lo aspettavo perché non mi doveva nulla. Io ho dato tutto per lui e lui ha dato tutto per me». I primi contatti con Berlusconi risalgono agli anni Settanta, quando Dell’Utri inizia a lavorare come suo segretario e segue i lavori di ristrutturazione della villa di Arcore. «Per me era come un fratello. Ci conoscevamo da oltre sessant’anni. Mi ha sempre aiutato. Anche all’università mi dava gli appunti», ricorda oggi l’ex senatore di Forza Italia. Che poi dedica all’ex premier anche un post Instagram: «Grazie di cuore, Silvio. Te ne sarò sempre grato per questo tuo ultimo gesto di amore fraterno».


A proposito di come si sono conosciuti, Dell’Utri, oggi 81enne, aggiunge: «Un amico di Palermo che aveva studiato a Milano mi ha dato il suo numero prima che partissi per l’università. Mi ha detto: “è un po’ gasato ma bravo”. E quando l’ho conosciuto, ho subito pensato che era un fenomeno». Secondo il tribunale di Palermo, è proprio Dell’Utri che in quegli anni porta nella villa di Arcore il mafioso Vittorio Mangano. Nel 1982, il braccio destro di Berlusconi comincia a lavorare a Publitalia ’80, la società che si occupa della raccolta pubblicitaria per Fininvest, e poi contribuisce a fondare Forza Italia, con cui approderà in Senato. Nel corso della sua vita, Dell’Utri è stato coinvolto in numerose inchieste giudiziarie. La sentenza più grave arriva nel 2014, quando la Cassazione lo condanna in via definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. È lui, secondo i giudici, ad aver fatto da mediatore tra Berlusconi e Cosa Nostra.


Credits foto: ANSA/Massimo Alberico | Marcello Dell’Utri nel suo primo giorno di libertà dopo aver scontato la pena per concorso esterno in associazione mafiosa (3 dicembre 2019)

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