Gianni Letta, la lettera dopo la morte di Berlusconi: «Ho scelto il silenzio perché sembrava che molti lo celebravano per se stessi»

La lettera pubblicata dal Messaggero in cui ringrazia i tanti messaggi rivolti anche a lui dopo la scomparsa dell’ex premier

È stato un silenzio lungo e sofferto quello di Gianni Letta dopo la morte di Silvio Berlusconi, sulla cui scomparsa finora non aveva mai voluto dichiarare nulla in pubblico, se non con un breve necrologio pubblicato sui quotidiani. Una scelta che solo oggi, dopo tre settimane e il giorno dopo la rivelazione dei testamenti, l’uomo tra i più fidati dell’ex premier spiega in una lettera pubblicata dal Messaggero. Letta spiega di aver voluto tacere «anche per la sensazione che tanti lo celebravano per celebrarsi». In Fininvest dalla fine degli anni Ottanta come vicepresidente e direttore dell’ufficio comunicazioni, Letta è stato nei decenni il collante tra Berlusconi e il mondo della politica e dell’economia romana. Quando il Cav decise di scendere in politica, nonostante lui lo sconsigliasse, accetto l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel primo governo Berlusconi nel 1994. Incarico che poi è tornato a ricoprire nel 2001 per i successivi due governi guidati dal leader di Forza Italia. Un legame antico negli anni e di profonda stima reciproca, come lo stesso Letta ricorda quando parla di vera e propria amicizia. E cita Pascal: «In amicizia, un silenzio vale più del parlare. C’è un’eloquenza del silenzio più penetrante di quel che le parole sarebbero fare». Ad aprire la lettera un’altra citazione, stavolta del drammaturgo russo Anton Cechov, a ribadire i motivi della sua scelta del silenzio nelle ultime settimane: «In genere una frase per bella e profonda che sia, agisce soltanto sugli indifferenti, ma non sempre può appagare chi è felice o infelice; perciò, suprema espressione della felicità o dell’infelicità, appare pi spesso il silenzio».


La lettera di Gianni Letta dopo la morte di Berlusconi

Cari amici,
Non sono riuscito in questi giorni a trovare le parole giuste per ricordare in modo adeguato Silvio Berlusconi, e neppure quelle capaci di esprimere quel sentimento forte che mi porto dentro, e che alla fine ho preferito conservare intatto con tanti ricordi. Meglio il silenzio.


Mi sono anche chiesto se fosse giusto, se non fosse per caso una mancanza, un venir meno al dovere della testimonianza e della gratitudine. Ma poi il clamore di questi giorni mi ha convinto che stava bene così. Anche per la sensazione che tanti Lo celebravano solo per celebrarsi.

Ho preferito allora farmi guidare dai pensieri di Pascal: «In amicizia, un silenzio vale più del parlare. C’è un’eloquenza del silenzio più penetrante di quel che le parole sarebbero fare».

Non posso però rimanere in silenzio di fronte all’ondata d’affetto che mi ha sommerso, perché non possono rinunciare a dirVi GRAZIE con tutta la forza di cui sono ancora capace.

Non mi ha sorpreso quell’ondata, ma mi ha commosso; lusingato che in tanti abbiate voluto scegliere proprio me come tramite per salutare Lui.

Ho sentito nella Vostra vicinanza un sentimento autentico, e una sincerità di accenti più vera di quella che ha inondato giornali e Tv. È stato un tributo immenso, senza precedenti, che neppure il vociare irrispettoso e maligno di qualcuno è riuscito a nascondere. Anche questo un segno della grandezza del nostro Silvio.

Non erano invece parole di circostanza le Vostre: c’era l’affetto, la riconoscenza, ognuno un ricordo, un episodio, un evento, un incontro a conferma della generosità ineguagliabile di un Personaggio irripetibile.

Non riesco a ringraziare tutti come ognuno di Voi meriterebbe, e come anch’io vorrei, ma lo faccio per tutti con il cuore, come se parlassi con ciascuno guardandoci negli occhi. Erano così tanti i messaggi, le lettere, le testimonianze, che non Vi meraviglierete se confesso che li ho potute leggere solo in riardo e… a rate, notte dopo notte, al termine di giornate dolorose e difficili. Adesso che li ho letti tutti (o quasi), Vi dico semplicemente grazie, anche per la comprensione con la quale sono sicuro mi vorrete perdonare.

Lo faccio nel Suo ricordo e nella certezza della promessa evangelica che abbiamo sentito risuonare nel canto della Liturgia che Lo ha accompagnato nella solennità del Duomo della Sua Milano.

Una preghiera per Lui, un grazie per Voi.

Con gratitudine ed amicizia,

Gianni Letta

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