Da 40 a 60 milioni di euro all’anno: quanto ci costa il ritorno dei “vitalizi” per gli ex senatori

Ieri il Consiglio di garanzia ha deciso lo stop al taglio. Ma quanto ha risparmiato lo Stato dal 2018?

40 milioni di euro. È questa la cifra che il Senato ha risparmiato ogni anno grazie al taglio dei “vitalizi” introdotto nel 2018 quando il Movimento 5 Stelle era in maggioranza con la Lega a sostegno del governo Conte I. Per cinque anni fanno 200 milioni di euro in tutto. Cifre che ora torneranno nelle tasche dei senatori dopo che il Consiglio di garanzia del Senato ha deciso di ripristinare i vitalizi tagliati per gli ex senatori. Si tratta degli assegni relativi a prima del 2012 quando è stato deciso che venisse applicato anche ai parlamentari il sistema contributivo, basato sul calcolo di quanto effettivamente versato, e non più quello retributivo, ovvero sulla base dello stipendio da parlamentare percepito. Con la riforma di 5 anni fa, in certi casi il ricalcolo degli assegni ha visto una riduzione anche fino al 50%. Ovvero un risparmio per lo stato pari a 60 milioni di euro. Ma due anni dopo, nel 2020, il taglio è stato ridotto e il risparmio per Palazzo Madama è sceso a 40 milioni.


Il voto: favorevoli, contrari e astenuti

Come già rivelato ieri da alcuni organi di stampa, la misura ha incontrato i voti favorevoli dell’ex M5s Ugo Grassi e dell’uscente presidente ed ex senatore di Forza Italia Luigi Vitali. Quelli contrari sono arrivati, invece, da Pasquale Pepe (Lega) e da Alberto Balboni (Fratelli d’Italia). Un astenuta: Valeria Valente del Partito democratico. Il forzista Vitali ha riconosciuto che si tratta di una spesa rilevante per le casse dello Stato, ma al tempo stesso considera la delibera del 2018 una misura «strampalata» e ritiene che «la Camera non abbia dato elementi oggettivi per dire che i tagli sono corretti».


L’ultimo giorno utile

Su tutte le furie Giuseppe Conte: «Proprio nell’ultimo giorno utile il centrodestra ha messo a punto questo colpo di mano, confezionando un regalo a chi già gode di vantaggi e trattamenti di favore, dimenticando cittadini e imprese che ogni giorno si sacrificano per sbarcare il lunario». In effetti, era l’ultimo giorno utile considerato che i giudici interni del Senato – che compongono il Consiglio di garanzia – erano in maggioranza ex senatori e in scadenza. Il leader del M5S ha quindi invitato a ripresentare la delibera alla maggioranza.

L’astensione che ha fatto discutere

A far scatenare la polemica è stata anche l’unica astensione, quella della senatrice dem Valente. Una presa di posizione «furbesca», l’ha definita Conte. Ma che viene difesa dal capogruppo Francesco Boccia: «È stata corretta. E poi ci tengo a precisare che che non si tratta della pensione dei senatori attuali, a meno che non abbiano legislature precedenti al 2012». I partiti continuano a scontrarsi. Nel frattempo, si preparano a tornare gli assegni pieni per circa 500 persone, tra ex senatori e coniugi a cui spetta la reversibilità.

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