L’invasione degli insetti in Italia: sarà l’estate di zanzare, cavallette, pappataci e cimici. Ecco perché

Alla base ci sono il cambiamento climatico e l’abbandono dei campi

Sarà l’estate degli instetti. E la colpa principale è del cambiamento climatico e dell’abbandono dei campi. La proliferazione di zanzare, cavallette, coleotteri, pappataci e cimici è infatti una conseguenza di caldo estremo, alta umidità, surriscaldamento globale e alternanza tra periodi di grande siccità e piogge intense. Ma anche, spiega La Stampa, della graduale trasformazione dell’agricoltura: la maggior industrializzazione ha infatti portato diverse famiglie contadine ad abbandonare i campi. Se a questo combiniamo la perdita di biodiversità che altera gli equilibri e riduce i predatori naturali, l’arrivo di specie aliene dall’estero e il crescente tasso di urbanizzazione, l’invasione di insetti è assicurata.


Zanzare e cavallette

Gli inverni sempre più caldi, per esempio, hanno allungato la vita delle zanzare, dando modo anche alle specie aliene di riprodursi in cicli più lunghi. La coreana, per esempio, o la zanzara tigre, sono infatti ormai endemiche nel Paese. Particolare attenzione bisogna prestare a quelle africane, vettori del virus West Nile: in Europa ha raggiunto 1.133 contagi e 92 decessi, e non c’è ancora un vaccino in grado di combatterlo (anche se nella maggior parte dei casi si guarisce dopo pochi giorni di sintomi).


Cavallette e locuste sono invece un problema meno cittadino: gli sciami hanno ormai colpito campi in tutta Italia, dal Nord al Sud senza escludere le isole. Alcuni esemplari arrivano dall’Africa, a spostandosi a poco a poco e depositando uova contro le quali non ci sono insetticidi, siccità o pioggia che tengano. In questo senso, trovano nei campi abbandonati l’habitat perfetto. La Sardegna risulta essere la regione più colpita: l’anno scorso ben 50 mila ettari presi d’assalto.

Le soluzioni

Si aggiungono alla lista degli insetti contro cui è scattato l’allarme anche le cimici dell’olmo, più piccole di quelle tradizionali, che stanno proliferando nel Nord Italia, partendo dall’Emilia-Romagna: aggrediscono gli alberi e invadono spesso i centri abitati. Punta invece su giardini e campi la Popillia japonica, il coleottero giapponese. Ma è allarme anche per le zecche, che possono trasportare la pericolosa malattia di Lyme, scoperta per la prima volta nel 1975. Le regioni più esposte sono Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto e Trentino Alto-Adige. In Europa si contano 230.000 casi.

Quali sono i possibili strumenti da utilizzare per fare fronte al problema? Innanzitutto, i pesticidi, per disinfestare campi e giardini. Bisogna tuttavia considerare gli effetti collaterali che provocano alla
terra e agli animali, senza peraltro garantire sempre l’efficacia: molte specie sviluppano infatti resistenza. Le soluzioni più sistemiche e a lungo termine, invece, prevedono il ripristino delle aree naturali, e favorire il ripopolamento dei predatori naturali.

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