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Marta Fascina sfrattata da Arcore: «Deve lasciare Villa San Martino entro 90 giorni»

11 Luglio 2023 - 07:36 Redazione
marta fascina sfratto arcore villa san martino berlusconi
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La richiesta di restituire il mausoleo vale anche per la famiglia. L'ombra della guerra dentro Forza Italia

Marta Fascina è stata sfrattata insieme alla sua famiglia da Arcore. L’onorevole di Forza Italia che Silvio Berlusconi chiamava “moglie” dovrà lasciare Villa San Martino entro 90 giorni. L’indiscrezione lanciata ieri da Dagospia trova conferma, secondo la Repubblica, in «ambienti importanti di Fi». E chiaramente c’è dietro una lettura politica: «È cominciata una seconda fase e Fascina non può pensare di essere la prima nella linea di discendenza», è il ragionamento attribuito a un alto dirigente del partito. «I figli, chiaramente, vogliono il loro spazio pur rispettando le volontà del Cavaliere. E, nel partito, Marta non si deve meravigliare se trova davanti un clima non esattamente collaborativo».

Il testamento

Tutto parte dalla questione del testamento di Berlusconi. O meglio, del lascito a Fascina (e a Dell’Utri oltre che al fratello Paolo). Che potrebbe essere nullo, secondo molti esperti tra cui quelli contattati da Open. I figli a quanto pare non hanno intenzione di impugnarlo. E quindi daranno, come ha chiesto loro il padre, i 100 milioni destinati dall’ex Cavaliere alla compagna. Ma in cambio non vogliono che Fascina accampi richieste esagerate e sia rispettosa della famiglia. Villa San Martino, dove sorge il mausoleo di Berlusconi e riposano le sue ceneri, appartiene a loro. E quindi sia Marta che il padre Orazio, secondo le intenzioni dei figli, dovrebbero lasciarla senza discussioni, strascichi o ripercussioni legali.

La situazione dentro Forza Italia

La situazione nel partito invece è diversa. Qui si parla del presunto tentativo da parte di Fascina di prendersi Forza Italia, anche attraverso l’attribuzione del logo del partito. Tutte circostanze smentite dall’onorevole. Ma in ballo c’è anche l’accusa nei confronti dei suoi tre colonnelli. Ovvero Tullio Ferrante, Alessandro Sorte e Stefano Benigni. Che avrebbero tentato un colpo di mano. E poi si sarebbero fermati a causa dell’aggravamento delle condizioni di salute dell’ex Cavaliere. Ma c’è anche un problema: i debiti del partito. Che sono la grande dote dell’onorevole Fascina.

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