Leonardo La Russa, la caccia al secondo uomo del presunto stupro arriva fino a Londra

“Dj Nico” non esiste. La persona indicata da Apache sarebbe uno dei tre dell’Apophis. Un avvocato parla con La Verità

La caccia al secondo uomo del caso di Leonardo La Russa va verso l’Inghilterra. Nella vicenda del presunto stupro del 19 maggio scorso c’è infatti quello che fino a ieri è stato chiamato Dj Nico. Anche lui, secondo quanto ha riferito il figlio del presidente del Senato alla ragazza che lo accusa di stupro, ha avuto rapporti con lei. Il nome è presente nella denuncia che ha portato all’apertura dell’indagine. Ma, scrive oggi La Verità, il suo vero nome non è quello. La persona indicata da Apache alla ragazza sarebbe invece uno dei tre Dj che lavorava all’Apophis la notte del 18 maggio. Intanto l’avvocato di uno dei tre parla con il quotidiano. Esclude che il suo assistito sia “Dj Nico” e spiega che è stato ingaggiato soltanto per quella festa da La Russa Jr.


Tommy Gilardoni, Luca Valenti e Roy Ventura

«Se ci fosse stato lui non sarebbe successo quello che è successo», aggiunge il legale. I tre dj che hanno suonato all’Apophis quella sera si chiamano Tommy Gilardoni, Luca Valenti e Roy Ventura, che in realtà si chiama Andrea Picierno. Tutti e tre sono in attesa della convocazione da parte degli inquirenti. La serata si chiamava “Eclipse”. Il quotidiano parla con Tommaso Signorini, l’avvocato di Picierno. Il quale nega che il suo assistito sia andato a casa di La Russa. E aggiunge che ad andarci è stato «uno di quelli che erano a Londra». Tuttavia Picierno ha nominato un legale. Perché, spiega Signorini, «sono stato ingaggiato per altre cose e mi ha chiesto di gestire anche questa situazione. Perché l’hanno subissato di chiamate per questa cosa, visto che era uno dei dj della serata».


«Se ci fosse stato lui non sarebbe successo»

Però, fa sapere l’avvocato, «lui di questa storia sa poco e la ragazza non la conosceva. Ha invece conosciuto La Russa. Credo quella sera, perché è stato ingaggiato per quella festa che ha organizzato». Il legale aggiunge che a Picierno era stato offerto di andare a dormire a casa di La Russa ma lui ha rifiutato «perché era da un altro amico». E dice, piuttosto sibillino, che «quindi ha fatto bene, però forse per la ragazza è stato un male». Perché «se ci fosse stato lui, conoscendo il ragazzo, non sarebbe successo quel che è successo. Perché Picierno è molto serio. Fa il dj, ma ha anche una partita Iva. Credo come geometra. È una persona perbene». Ma il suo assistito «non vuole dare dettagli sulla vicenda. Perché dice che questo di Londra lo conosce…».

La pista che porta a Londra

Secondo il quotidiano invece Dj Nico sarebbe proprio Tommy Gilardoni. Nato a Como nel 1999, è l’unico che su Internet risulta lavorare a Londra, ovvero all’Omeara Club. Ma quando il cronista gli telefona per chiederlo lui attacca il telefono. La procura di Milano non ha ancora sollevato accuse nei suoi confronti. Perché della sua presenza in casa, a quanto pare, c’è prova soltanto per le parole dette dai La Russa. Sì, perché anche il presidente del Senato ne ha parlato. Spiegando che quel giorno in casa erano ospiti altri due amici di suo figlio. Si tratterebbe di «italiani che studiano e lavorano a Londra». Il ragazzo presente in casa, ha spiegato il presidente del Senato, «dormiva in un altro piano». E che «era uno dei due ospiti» che studiano con suo figlio. Mentre l’altro «non c’era e non sa niente».

Il telefonino

Intanto ieri gli avvocati di La Russa jr hanno fatto sapere che Leonardo ha consegnato sia il cellulare che la Sim alla polizia di Milano che indaga sull’accusa di stupro. Come hanno riferito fonti qualificate, le verifiche riguarderanno solo il cellulare, che è stato accertato essere nella disponibilità del giovane. E non la Sim che è stata restituita in quanto non oggetto di sequestro perché intestata allo studio legale del fratello Geronimo in cui lavora anche il padre. Da quanto si sa al momento gli accertamenti verranno effettuati «con esclusione nella successiva analisi di comunicazioni» coperte dall’articolo 68 della Costituzione. Riguarderanno immagini rimaste impresse nella memoria e conversazioni o telefonate avvenute attraverso i social che abbiano pertinenza con le indagini.

La chiamata su Instagram

Come la chiamata su Instagram che Leonardo avrebbe fatto alla presunta vittima il 20 maggio, è riportato nella querela, «utilizzando Instagram» poiché non aveva il numero “diretto” della ragazza. La quale però «per paura» non avrebbe risposto. Insomma si punta ad ottenere elementi per ricostruire quanto è accaduto sia durante la serata all’Apophis, il club esclusivo dove i due giovani un tempo compagni di scuola si sono rivisti dopo essersi persi di vista sia nelle ore successive.

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