«A che ora vi siete immunizzati?»: Antonella Viola e lo studio sul vaccino Covid più efficace in base a quando è stato somministrato

La scienziata e la ricerca israeliana: meglio entro le 16

La scienziata Antonella Viola parla oggi su La Stampa di uno studio israeliano sul vaccino Covid di Pfizer. E si chiede a che ora si è vaccinata. Perché nella ricerca si afferma che l’efficacia dell’immunizzazione in un milione e 515 mila soggetti è correlata all’ora di somministrazione della seconda dose. I ricercatori sostengono che l’orario di vaccinazione faccia la differenza. Le persone immunizzate al mattino o entro le 16 hanno sviluppato una protezione migliore rispetto a chi è stato vaccinato nel pomeriggio o di sera. Secondo Viola questo non è uno di quei classici esempi in cui la correlazione non vuole dire causazione. Anzi. Lo studio, sostiene Viola, è strutturato su solide basi scientifiche. E mostra che il tempo conta nell’immunizzazione. Così come conta nella somministrazione dei vaccini.


Il funzionamento del sistema immunitario

Viola spiega che il funzionamento del sistema immunitario «ha una sua ritmicità circadiana. Per esempio, la produzione di citochine infiammatorie (quelle molecole che inviano messaggi a tutto il corpo,amplificano l’infiammazione, e sono responsabili della febbre o del dolore) ha un picco nella tarda notte e nelle prime ore del mattino». Anche il traffico delle cellule del sistema immunitario è soggetto a oscillazioni regolari. «Per queste ragioni, ci sono diversi ricercatori che stanno cercando di capire se esiste un’ora migliore per la vaccinazione», sostiene Viola. Con l’obiettivo di ottenere il massimo dell’efficacia riducendo d’altro canto al minimo i potenziali effetti avversi. La docente dell’università di Padova aggiunge che mentre nei modelli di laboratorio si sono potuti ottenere dei dati molto chiari sull’effetto dell’ora della vaccinazione nell’efficacia delle risposte vaccinali, nella popolazione questi studi sono molto complessi.


La cronologia nella medicina

«Certamente lo studio israeliano non è da considerarsi conclusivo né i suoi risultati possono essere traslati su altri tipi di vaccini», avverte. «Tuttavia è un passo in più verso l’applicazione della cronobiologia alla medicina. Mi piace immaginare che così come oggi si consiglia di utilizzare i farmaci che abbassano il colesterolo di sera – perché l’enzima su cui agiscono è più attivo la notte – probabilmente tra qualche anno avremo indicazioni precise circa l’orario di assunzione per molti altri farmaci che ora prendiamo genericamente “una volta al giorno”. E che nello schema vaccinale, oltre all’età, alle comorbidità e – si spera – al genere, si terrà conto anche dei ritmi circadiani».

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