Morte Purgatori, i periti avranno 60 giorni per spiegare se siano stati commessi «atti di imprudenza o negligenza». Mercoledì l’autopsia

Martedì verrà invece svolta la tac, anche per accertare la presenza o meno di metastasi o tracce di eventi ischemici al cervello

Verrà effettuata mercoledì 26 luglio l’autopsia sul corpo di Andrea Purgatori, il giornalista morto mercoledì scorso, all’età di 70 anni. Martedì 25 luglio sarà invece svolta la tac, anche per accertare la presenza o meno di metastasi, dove e a che stadio, o tracce di eventi ischemici al cervello e il loro livello di gravità. L’incarico per svolgere l’esame è stato dato oggi, sabato 22 luglio, all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Tor Vergata. Ma la ricerca della verità sulla morte del giornalista, passa anche – scrive Repubblica che cita il verbale dell’incarico autoptico – attraverso una battaglia tra esperti. I 3 consulenti, nominati dalla procura (due dalla difesa e uno dalla parte civile) avranno infatti 60 giorni per capire «se la morte sia da porre in nesso di causalità con i comportamenti del personale sanitario che di esso (di Andrea Purgatori, ndr) ebbe ad occuparsi», si legge nel documento in cui si chiede ai dottori di Tor Vergata di verificare le eventuali responsabilità dei due medici della clinica romana Pio XI, Gianfranco Gualdi e Claudio Di Biasi, accusati di omicidio colposo. Luigi Tonino Marsella, Alessandro Mauriello e Michele Treglia dovranno infatti spiegare «se sono stati commessi atti di imprudenza, negligenza e a chi siano addebitabili. E nell’ipotesi di imperizia – scrive il pm – dovranno dire se siano state rispettate (…) le raccomandazioni indicate nelle linee guida (…). O in mancanza, le buone pratiche clinico assistenziali».


Purgatori, morto dopo una «breve e fulminante malattia», è stato ricoverato la prima volta il 24 aprile scorso a Villa Margherita. Dopo la tac e la biopsia era andato alla casa di cura Pio XI, dove il professore Gualdi aveva formulato una diagnosi di tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini al cervello. Poi i cicli di terapia ad alto dosaggio, il peggioramento e il conseguente ricovero a Villa Margherita dove la tac, questa volta, ha rivelato ischemie cerebrali e nessuna metastasi al cervello. Ma durante il successivo ricovero all’Umberto I, l’ennesimo esame ha confermato la presenza di metastasi. Secondo la famiglia di Purgatori, nelle tre cliniche romane in cui è stato ricoverato dopo la diagnosi, non sarebbe stato curato correttamente. Il sospetto è che ad uccidere il giornalista potrebbe essere stata un’infezione, forse una pericardite settica, contratta quando il suo corpo era ormai stremato da cure che – si sospetta – potrebbero essere state errate. Nel frattempo, il difensore dei due medici indagati nel procedimento per la morte di Purgatori, Fabio Lattanzi, si è detto fiducioso «che gli accertamenti tecnici dimostreranno la correttezza dell’operato del professor Gianfranco Gualdi e del dott Claudio di Biasi».


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