Patrick Zaki spegne ogni polemica sul volo di Stato: «Sono egiziano, non era giusto che pagassero gli italiani»

Il ricercatore racconta la sua prigionia in Egitto al programma In Onda su La7

«Ho detto no al volo di Stato per trasparenza e indipendenza. I soldi sarebbero stati delle tasse dei cittadini italiani, ma io alla fine sono egiziano. Non voglio usufruire del denaro di un altro Paese, e lo dico in qualità di difensore dei diritti umani». Così Patrick George Zaki spegne definitivamente le polemiche sul volo offerto dal governo italiano e rifiutato. «Sono grato all’Italia dal primo giorno. Sono qui oggi grazie alle persone di Bologna, a tutti gli italiani, e soprattutto ai media che hanno preso la mia storia in modo serio. Tutto questo ha avuto un effetto, dopo che sono sono stato imprigionato per un articolo sul mio paese (l’Egitto, ndr)», dice in un’intervista al programma In Onda su La7. Il ricercatore racconta della sua prigionia e delle poche attività che gli hanno dato speranza. Prima tra tutte, la lettura: «I libri che più mi hanno aiutato sono stati Cecità di Josè Saramago e L’amica geniale di Elena Ferrante». L’attivista ci tiene a sottolineare che di ricercatori finiti in prigione per lo stesso motivo che hanno portato lui tra le sbarre sono tantissimi. Per questo si augura che la sua liberazione ora porti il governo egiziano ad aprire dei varchi per queste persone.


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