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I silenzi dei politici italiani sul clima: alla crisi ambientale dedicano lo 0,6% delle dichiarazioni ai Tg – Il rapporto

I dati impietosi nello studio dell'Osservatorio di Pavia per Greenpeace. Ecco chi e come parla di cambiamento climatico

Gli effetti del riscaldamento globale saranno anche sotto gli occhi di tutti, ma in Italia la crisi climatica continua a essere un tema poco presente nella comunicazione politica. Lo sostiene un rapporto realizzato dall’Osservatorio di Pavia per conto di Greenpeace, che ha preso in analisi tutte le dichiarazioni sulla crisi climatica fatte sui media da tredici politici ed esponenti di governo: Angelo Bonelli, Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Giancarlo Giorgetti, Francesco Lollobrigida, Riccardo Magi, Giorgia Meloni, Gilberto Pichetto Fratin, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Elly Schlein e Silvio Berlusconi (che nelle prossime rilevazioni sarà sostituito da Antonio Tajani). La frequenza dei discorsi politici sul clima, avverte lo studio, è molto bassa: le dichiarazioni dei politici sulla crisi climatica rappresentano appena lo 0,6% del totale delle dichiarazioni rilasciate ai Tg e il 2,5% del totale dei post pubblicati su Facebook. I risultati dello studio dell’Osservatorio di Pavia e di Greenpeace si riferiscono ai primi quattro mesi del 2023, mentre il campione di analisi comprende le edizioni cartacee dei cinque quotidiani più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), le edizioni serali dei telegiornali di Rai, Mediaset e La7 e l’attività su Facebook dei 13 politici presi in esame.

La crisi climatica vista dal governo

Dallo studio emerge che i politici di destra parlano di decarbonizzazione più dei loro colleghi di sinistra, ma spesso lo fanno «per esprimere posizioni ambigue o contrarie alla transizione energetica». Per quanto riguarda i rappresentanti del governo, sono Pichetto Fratin e Salvini i due ministri che affrontano più frequentemente il tema della crisi climatica. La loro comunicazione, sottolinea Greenpeace, si caratterizza «per una marcata attenzione sulla sovranità nazionale rispetto alle politiche energetiche (a volte in aperto contrasto con le posizioni dell’Unione Europea), per forti resistenze alla transizione e per continui riferimenti alla “neutralità tecnologica”». Di tutti i leader presi in esame, è il ministro all’Ambiente Pichetto Fratin a classificarsi al primo posto per numero di dichiarazioni rilasciate ai media sulla crisi climatica. Delle 34 affermazioni prese in esame: 14 esprimono un parere favorevole alle azioni per il clima, 3 esprimono un parere contrario e 17 una posizione ambigua. Per quanto riguarda Salvini sono 19 le dichiarazioni fatte da gennaio ad aprile sul tema della crisi climatica. Di queste: 9 esprimono una posizione contraria alle politiche per il clima, 9 una posizione ambigua e solo una esprime un parere favorevole. La premier Giorgia Meloni si piazza al quarto posto della classifica per numero di uscite sulla crisi climatica: 16 in totale.

Le voci delle opposizioni

Tra i banchi dell’opposizione sono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni a parlare più spesso di crisi climatica. Bonelli, in particolare, è il politico di minoranza più interpellato dai media sulle politiche di decarbonizzazione e assume spesso il ruolo di «ministro ombra». I discorsi dei due leader del gruppo Alleanza Verdi-Sinistra sono quasi sempre favorevoli a ogni azione per la salvaguardia del clima. La segretaria del Pd Elly Schlein si posiziona invece a metà della classifica. Anche le sue dichiarazioni sono spesso a favore di azioni più incisive per la salvaguardia del clima, ma non entrano quasi mai «nel merito della questione», precisa Greenpeace. A occupare gli ultimi posti in classifica nello studio dell’Osservatorio di Pavia sono il ministro Francesco Lollobrigida, il segretario di +Europa Riccardo Magi e quello di Italia Viva Matteo Renzi.

Credits foto: ANSA/Fabio Frustaci | La premier Giorgia Meloni insieme ai ministri Gilberto Pichetto Fratin e Orazio Schillaci

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