Cosa resta e cosa sparisce dal nuovo Pnrr del governo Meloni: «Ora chi finanzia i progetti?»

Eliminazione dei fondi su alluvioni, welfare e Ilva. Ma arrivano 4 miliardi per l’Ecobonus sociale. Sindaci in trincea

Tredici miliardi in meno ai comuni. Con la promessa di rifinanziarli. Tagli alle infrastrutture e alle “piccole opere” per sei miliardi. Stop anche alla rigenerazione urbana e alla riduzione del rischio idrogeologico. Il nuovo Pnrr del governo Meloni vede l’eliminazione dei fondi su alluvioni, welfare e Ilva. Mentre arrivano 4 miliardi all’Ecobonus sociale per l’efficientamento energetico delle abitazioni. Si rimodulano 787 milioni per l’alta velocità al Sud. E alle imprese vanno 6,2 miliardi per gestire la transizione verde. Con Repower Eu che finisce in un capitolo del Recovery Plan. Mentre i sindaci sono preoccupati. Il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci si chiede chi finanzierà i progetti. «Molti riguardano proprio il dissesto. Una parte era destinata al ripristino delle strade interrotte o franate», fa notare.


Fuori e dentro

Il Corriere della Sera spiega che con la riscrittura del Pnrr i Comuni perdono 13 miliardi sui 15,9 totali di sconto. Sei riguardano gli interventi di efficienza energetica, 3,3 le misure di rigenerazione urbana, 2,5 i piani urbani integrati. Secondo Raffaele Fitto gli investimenti per le strade vengono eliminati perché non ammissibili nel Pnrr. 900 milioni in più vengono impegnati per la realizzazione di nuovi asili. Escluse anche la ferrovia Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania e gli investimenti per l’Ertms (European rail traffic management system). Le risorse finiscono sulla Napoli-Bari e in altri lotti in Sicilia. Anche i crediti di imposta saranno corretti. In totale alle abitazioni private vanno 4 miliardi. Con il meccanismo delle detrazioni fiscali. E vincoli che le renderanno disponibili solo alle fasce a basso reddito. Un pacchetto di misure è riservato alle imprese, con uno stanziamento di 6,3 miliardi di euro.


Le imprese

Saranno incentivati gli «interventi innovativi, volti all’efficienza energetica e all’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili». Il Sole 24 Ore segnala il credito d’imposta per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (1,5 miliardi). E un sostegno per l’autoproduzione energetica “verde” delle Pmi (32o milioni, ribattezzato Sabatini green). Mentre 400 milioni serviranno a migliorare prestazioni e sostenibilità di vari settori, dall’agroalimentare al vivaismo. Nel complesso sono state modificate 144 misure su 349 per permettere al Pnrr di marciare più velocemente e centrare i prossimi target. Intanto gli studentati continuano a occupare i pensieri del ministero dell’Università. Dopo aver proposto di non conteggiare più i 7.500 posti letto previsti entro dicembre 2022 ai fini della terza rata del Piano, limitandosi al target finale (60mila entro il 2026) il Mur chiede che le risorse salgano di 300 milioni rispetto ai 960 originari.

I comuni e i sindaci

Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro chiede al governo garanzie per iscritto: «Pretendiamo che ci venga assicurato che questi fondi vengano stanziati contemporaneamente allo spostamento dei fondi del Pnrr. Non vogliamo correre rischi». Perché, spiega a Repubblica, «i comuni sono le uniche amministrazioni pubbliche che stanno spendendo con rapidità ed efficienza queste risorse a differenza di quanto accade per alcuni soggetti attuatori che non hanno neanche predisposto i progetti. È quello che voglio dire è che comunque i comuni non si fermeranno e andranno avanti, ma dal governo ci aspettiamo risposte certe». Ricci, in un colloquio con il Corriere, è ancora più netto: «Non esiste nessun problema di ritardo da parte dei comuni. Anzi, i comuni stanno spendendo meglio e più velocemente di qualsiasi altro ente. Si stanno rivelando molto più efficienti dei ministeri, delle regioni. Non c’è paragone. Quindi la questione non riguarda assolutamente rallentamenti o difficoltà da parte nostra. Questo è bene chiarirlo». Infine, la proposta: «Anche noi Comuni vorremmo dire la nostra sul programma RePower, non lo decidono solo i ministeri, chiediamo di finanziare i pannelli fotovoltaici su tutti i tetti delle scuole e degli edifici pubblici, la sostituzione negli impianti di illuminazione di lampade a led. Garantiremmo l’efficientamento energetico che è una delle linee di indirizzo del Pnrr e facciamo risparmiare la bolletta dei Comuni».

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