Accordo sulla terza rata del Pnrr, slitta il nodo degli alloggi universitari: ipotesi su 35 miliardi dall’Ue entro l’anno

La terza tranche scenderà a 18,5 miliardi di euro, mentre la quarta salirà a 16,5 miliardi

Dopo una trattativa serrata e dopo uno stallo durato quasi sette mesi, si è superato l’impasse sull’erogazione della terza rata del Pnrr da 18,5 miliardi di euro. Il governo Meloni ha accettato di rinunciare temporaneamente a una parte del finanziamento, superando l’impasse creatosi con il mancato raggiungimento dell’obiettivo relativo agli studentati, concordato con l’Ue. L’esecutivo avrebbe dovuto raggiungere l’obiettivo di aggiungere 7.500 posti letto negli studentati entro la fine del 2022. Secondo le rilevazioni degli ispettori di Bruxelles, una parte era preesistente, e di conseguenza non si riteneva possibile considerare l’obiettivo raggiunto. Come è stato possibile sciogliere il nodo? Il ministro Raffaele Fitto, durante la cabina di regia convocata oggi, ha illustrato la soluzione trovata: il target dei 7.500 posti letto per studenti da assegnare entro il 31 dicembre 2022 verrà trasformato in una milestone che ha come obiettivo la creazione di 60mila letti entro il 2026, includendo la proposta di modifica nei dieci punti già inviati per la revisione degli obiettivi della quarta rata. Come comunicato in una nota da Palazzo Chigi: «Dopo un’approfondita interlocuzione con la Commissione Europea, oggi il Governo italiano ha presentato nella riunione della Cabina di Regia sul Pnrr una richiesta di modifica in materia di riforma degli alloggi per studenti, al fine di inserire una nuova milestone nella quarta rata, chiarire le condizioni e gli obiettivi della misura e correggere alcuni errori materiali».


L’Ue: «Scambi costruttivi con Roma, valuteremo modifiche Pnrr»

«La collaborazione tra la Commissione e le autorità italiane è stata molto costruttiva – ha spiegato un portavoce della Commissione Ue -. Dato che il lavoro tecnico è ancora in corso, non possiamo fornire ulteriori dettagli in questa fase». E da Bruxelles assicurano che «la Commissione valuterà formalmente l’emendamento proposto nel contesto del quadro normativo relativo alle revisioni dei piani di risanamento e di resilienza», sottolineando che «non si prevedono modifiche all’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia dovrebbe ricevere nel 2023, tenendo conto della terza e della quarta richiesta di pagamento».


Slitta mezzo miliardo

Il governo ha accettato di rinunciare temporaneamente a una parte del finanziamento, pari a circa 519 milioni di euro, accordandosi di recuperarli all’interno della quarta rata. Insomma, il pagamento verrà lievemente modificata: la terza tranche scenderà a 18,5 miliardi, mentre la quarta salirà a 16,5 miliardi, mentre restano invariati i fondi del Next Generation Eu da destinare all’Italia per il 2023, pari a circa 35 miliardi di euro. Confermata anche l’intenzione del governo Meloni di utilizzare i fondi del RepowerEu anche per «rafforzare dal punto di vista dell’efficientamento energetico il lavoro e l’impegno delle imprese e delle famiglie», grazie a un primo passo per «rendere strutturali» anche con gli aiuti Ue il sostegno agli investimenti nella transizione green.

La protesta degli studenti: «Avevamo ragione, non ci hanno voluto ascoltare»

«Sugli studentati avevamo ragione ma il Ministero non ci ha mai voluto ascoltare. Avevamo detto che non era corretto dare 210 milioni ai privati, spesso per posti letto che esistevano già, mentre andavano rendicontati solo posti letto nuovi. La responsabilità di questo fallimento è tutta del Governo», fa sapere in una nota l’Unione degli Universitari sullo sblocco della terza tranche del Pnrr. E l’Udu prosegue: «Vogliamo che la Ministra Bernini ci convochi con urgenza per ripensare insieme il piano di realizzazione degli studentati: sul tavolo ci sono 960 milioni di euro per realizzare 60mila posti letto entro il 2026. L’Italia non può permettersi di perdere questi importanti fondi». E in chiusura della nota, l’Unione degli Universitari chiosa: «. Siamo disponibili a collaborare con il Ministero, ma dall’altra parte ci aspettiamo la volontà di mettere al centro il diritto allo studio di tutti, anziché il profitto economico di pochi. Vogliamo che la Ministra Bernini convochi con urgenza le organizzazioni studentesche e quelle sindacali per ripensare insieme il piano di realizzazione degli studentati. Al Governo chiediamo soltanto di ascoltare le nuove generazioni per evitare un ulteriore danno di credibilità internazionale».

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