Scherma, Luigi Samele all’attacco dei giurati dopo la squalifica della compagna ucraina: «Hanno voluto punirla, sistema vergognoso»

Lo schermidore azzurro reagisce alla sanzione adottata verso Olga Kharlan, che aveva rifiutato di stringere la mano all’avversaria russa

Sono ancora in corso i mondiali di scherma a Milano. Ma sulla pedana, dopo la vittoria ai trentaduesimi di finale, l’atleta ucraina Olga Kharlan non è più tornata: squalificata per non aver stretto la mano alla rivale russa Anna Smirnova, appena battuta 15-7. La squalifica è stata criticata anche dalle autorità di Kiev, che hanno accusato Smirnova di «ammirare apertamente l’esercito della Federazione che sta uccidendo gli ucraini e distruggendo le nostre città». Anche il compagno di Kharlan è intervenuto sulla vicenda. Si tratta dello schermidore italiano Luigi Samele, argento olimpico nella sciabola a Tokyo 2020. Su Instagram Samuele ha pubblicato una story in cui denuncia il mondo della scherma: «Sono cresciuto con dei sogni nel cassetto. Negli anni ho capito che non viviamo in un mondo di favole. Nella mia carriera ho visto e capito tante cose che mai e poi mai avrei voluto vedere e capire. Oggi, per la prima volta, mi vergogno di far parte di questo sistema. Un sistema dove la prepotenza vince sull’onestà, un sistema dove le regole sono fatte da pochi e per pochi, un sistema dove chi ti può aiutare, non aspetta altro che il tuo fallimento». E ancora: «L’ho provato oggi, non sulla mia pelle, ma sulla pelle di chi mi è caro. Sulla pelle di chi, per amore di questo sport, ha rischiato tutto ed è stato tradito. Nel silenzio! Il silenzio più assordante che abbia mai sentito. Sono fiero di aver sempre combattuto per i miei ideali. Continuerò a farlo. E sono fiero di te! Cammina a testa alta. Meglio un giorno da leoni».


Samuele ha poi ribadito i concetti in un’intervista al Corriere della Sera. Al giornalista Flavio Vanetti ha detto di pensare che la squalifica sia stata comminata «per dare a Olga una punizione esemplare». Samuele non sa cosa accadrà dopo il reclamo presentato dalla compagna: «La mia fidanzata lotta per la sua gente e per la sua patria, ma questo evidentemente non le è valso un adeguato riconoscimento. Anzi, è accaduto il contrario», nonostante, ha dichiarato, c’era un accordo verbale con la federazione per concludere l’incontro senza stringere la mano, ma solo con il tocco di spade. E ha concluso: «Sono fiero della sua scelta di andare in pedana contro la russa, io l’ho appoggiata pur non essendo una decisione facile. Ma era giusto che Olga inseguisse il suo sogno sportivo. Queste sono le cose che ti fanno dormire bene la notte e che ti permettono, alla mattina, di guardarti senza problemi allo specchio».


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