Commissione d’inchiesta sul reddito di cittadinanza, Tridico: «Nulla da temere, ma il governo condanna i poveri e premia gli evasori»

In un’intervista a La Stampa l’ex presidente Inps critica il governo e sulla fine del sussidio assicura: «Non siamo pronti»

Duecentomila persone a settembre, altre 350mila a gennaio. Con l’abbandono del reddito di cittadinanza in favore di altri strumenti, nei prossimi sei mesi più di mezzo milione di persone perderanno il sussidio e così «l’unico strumento contro la diseguaglianza e di contrasto ala povertà viene abolito e queste persone resteranno senza un sostegno, in un periodo segnato da un’inflazione molto alta». Parola di Pasquale Tridico, commissario e poi presidente dell’Inps fino allo scorso maggio. Sulla gestione del reddito di cittadinanza la maggioranza, per voce del presidente dei deputati di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, vuole aprire una commissione di inchiesta. E su La Stampa Tridico risponde «Non ho nulla da temere». Quello che sta facendo il governo, spiega ancora l’ex commissario, è «una guerra ai poveri e non alla povertà».


La commissione d’inchiesta

Nulla da temere, assicura Tridico, che sottolinea l’operato dell’Inps sotto la sua gestione. «Ho creato una direzione antifrode che non esisteva prima», racconta a Francesco Olivo, spiegando che la narrazione attorno al reddito di cittadinanza è stata « volutamente fuorviante». L’assegno di cittadinanza «è stata la misura più controllata di sempre», assicura, «i controlli preventivi e successivi hanno evitato mancati esborsi del reddito a circa 3 milioni di domande tra il 2019 e il 2022, per un valore di 11 miliardi di euro non pagai». E sull’erogazione dell’ultimo assegno a luglio, dopo la polemiche per l’invio dell’sms a1 169mila percettori del reddito, mastica amaro: «Non siamo pronti. Da settembre le domande saranno condizionate alla partecipazione a corsi di formazione che però non sempre sono partiti o non sono efficaci».


Chi ci rimette

Pasquale Tridico evidenzia chi saranno gli attuali beneficiari del reddito a rimetterci maggiormente. «I primi a perdere il sussidio sono quelli che lavorano, un brutto messaggio che diamo a chi si sta impegnando ma non guadagna abbastanza», e ancora: «le più penalizzate saranno le donne, che rappresentano il 53 per cento dei percettori totali e sono la maggioranza di quelli che lo perderanno. Servirebbe un sistema flessibile, perché è uno strumento che segue l’andamento dell’economia». Tridico spiega anche perché l’assegno di inclusione non basterà: «Sarà destinato solo a disabili, anziani e minori, ma è illogico perché esiste già un sussidio per disabili e anziani poveri, è l’assegno sociale, e per i minori c’è l’assegno unico. Così c’è una condanna dei poveri e non della povertà, una cosa che mi fa paura. E nelle stesse ore in cui si toglie il reddito a 200mila persone, arriva la moratoria per il pagamento degli extraprofitti, consentendo dei condoni di fatto. È una politica di classe che contrasta con i principi di ugualglianza della nostra Costituzione».

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