Addii Rai, parla Mannoni: «Per un’ultima stagione a Linea Notte avrei rinunciato a 200 giorni di ferie arretrate, ma non hanno voluto» – L’intervista

Dal 2008 è stato il volto dell’informazione notturna di Rai 3. Il giornalista, nonostante il dispiacere, assicura: «Qualcosa farò anche il prossimo anno, non lascio la tv»

Si allunga l’elenco di conduttori che, con la nuova gestione Rai, stanno lasciando il servizio pubblico. Dopo Fabio Fazio, Lucia Annunziata e Bianca Berlinguer, anche Maurizio Mannoni non sarà più un volto della tv di Stato. Ed è Rai 3 la rete che sta subendo maggiormente la rivoluzione iniziata con l’insediamento dei nuovi vertici. Mannoni, dal 2008, teneva le redini di Linea Notte. In un’intervista a Open, il giornalista spiega per la prima volta cosa è successo. Lo fa con un certo rammarico: «Come posso dire per non essere troppo duro… Ecco, mettiamola così: non hanno fatto i salti mortali per trattenermi».


Mannoni, per 15 anni è stato il volto dell’informazione notturna su Rai 3. Si è fatto un’idea del perché non le hanno rinnovato la conduzione?


«È necessaria una premessa per chiarire la mia posizione. Ho accumulato circa 200 giorni di ferie arretrate e, a maggio del prossimo anno, andrò in pensione. Quindi dovrò iniziare tra pochissimo a smaltire le ferie, mi resta più o meno un mese di lavoro in Rai».

Quindi non affidarle la prossima stagione di Linea Notte era una scelta obbligata da parte dell’azienda?

«Ecco perché la premessa era indispensabile per ripercorrere quello che è accaduto. Io pur di non rinunciare a fare un’ultima stagione su Rai 3 ho proposto all’azienda di regalarle tutte le mie ferie. Avrei rinunciato in senso assoluto, cioè ho detto chiaramente che non volevo che mi pagassero le eventuali ferie non consumate».

Sta dicendo che si trattava di un’operazione che non avrebbe comportato ulteriori costi per la Rai, dato che avrebbe rinunciato al corrispettivo economico delle ferie inutilizzate.

«Esatto».

E perché la trattativa non è andata a buon fine?

«Mi hanno detto che non potevano accettare la rinuncia delle ferie da parte di un dipendente, che avrebbe creato un precedente. Quindi, visto che mi resta circa un mese di lavoro e poi devono partire i 200 giorni di ferie da consumare entro maggio, con la Rai ho praticamente finito».

Si sente vittima di una ritorsione?

«No, non la metterei in questi termini. Come posso dire per non essere troppo duro… Ecco, diciamo così: non hanno fatto i salti mortali per trattenermi».

Pensa che la scelta sia attribuibile al nuovo amministratore delegato, Roberto Sergio?

«Il nuovo ad è stato molto gentile con me. Quando ci siamo incontrati ha manifestato stima e apprezzamento. Francamente? Non credo che avermi o meno la notte su Rai 3 costituisca un elemento così dirimente. Non credo di rivestire tutta questa importanza, i vertici sono certamente presi da altro».

Allora se la scelta non è di Sergio, pensa si sia trattato di una scelta politica?

«Nemmeno, non sono in cima ai pensieri della maggioranza di governo. Però me lo lasci dire: è un peccato. È un peccato non per me in quanto Mannoni, ma perché c’è un pubblico che nel corso del tempo ha sviluppato un attaccamento verso alcuni volti storici della Rai. Sbarazzarsi di tutti quanti – Annunziata, Berlinguer, Fazio e altri -, non è un gran mossa dal punto di vista della strategia aziendale. Anche perché questi professionisti vanno a rinfoltire i palinsesti di altre tv. Tv che sono rivali della Rai».

E lei cosa farà?

«In tutti i casi, ci stanno venendo a cercare da altre emittenti. Qualcosa farò il prossimo anno, non lascio la tv».

Le è dispiaciuto non potersi congedare con il suo pubblico nell’ultima puntata di Linea Notte? Qualcosa l’aveva fatto intendere, ma non era stato esplicito.

«Ho salutato il pubblico perché iniziava il mio periodo di ferie. Già allora sapevo che c’erano scarse possibilità di fare un’ultima stagione: non potevo dirlo esplicitamente, ma l’ho lasciato intendere. Sono sinceramente dispiaciuto per chi si era affezionato a me. Sa, una trasmissione come Linea Notte, che va in onda in orari strani, con un conduttore comunque marcato, crea fidelizzazione. Sono un po’ sorpreso dalla solidarietà che è arrivata da tanti, lo vedo anche su Twitter, c’è chi è rimasto molto male per la decisione della Rai».

E lei come ci è rimasto?

«È ovvio che sia dispiaciuto, ma non facciamone un dramma. Stiamo parlando pur sempre di tv. Solo che davvero non capisco la scelta, potevano farmi fare un’ultima stagione: avrebbe anche aiutato l’azienda a smussare tutte le polemiche relative agli addii. Evidentemente, visto che da Rai 3 stanno scomparendo tutti, forse l’obiettivo era quello di togliere riconoscibilità alla rete. Guardi, mentre stiamo parlando mi sto accorgendo che, nelle risposta di prima, sono stato un po’ ingenuo. Mi appare evidente che ci sia un disegno calato dall’alto su Rai 3, una scelta esplicita di togliere riconoscibilità a una rete che, negli anni, non è stata di certo simpatica alle forze di maggioranza».

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