Russia, Alexei Navalny condannato a 19 anni di carcere per «estremismo»

Il politico e attivista russo sta già scontando una pena di nove anni di reclusione

Alexei Navalny è stato condannato dal tribunale di Mosca a 19 anni di carcere nell’ambito di un processo per «estremismo». Per il politico e attivista russo, che già sta scontando una condanna a nove anni di reclusione, la pubblica accusa aveva chiesto una pena di 20 anni. Le accuse rivolte a Navalny sono considerate di evidente matrice politica, così come quelle per le quali si trova dietro le sbarre già da più di due anni e mezzo. Le autorità russe nel 2021 hanno bollato come «estremiste» sia la rete di uffici di Navalny in Russia che la sua Fondazione Anticorruzione, le cui inchieste negli anni passati hanno più volte messo in imbarazzo il Cremlino. Il processo si svolge a porte chiuse nel carcere a 200 chilometri da Mosca in cui è detenuto l’ex trascinatore delle proteste anti-Putin.


Alla vigilia del verdetto, sui profili social di Navalny è stato pubblicato un post in cui si invitavano i simpatizzanti del politico e oppositore russo a non avere paura. Nel carcere dove è attualmente detenuto, Navalny viene regolarmente collocato in una cella di isolamento di tipo «shizo». Una condizione che presuppone l’obbligo di svolgere «lavori educativi» e il divieto di ricevere visite legali della famiglia. Navalny è considerato da anni il principale avversario politico di Vladimir Putin ed è stato arrestato nel gennaio del 2021, non appena ha rimesso piede a Mosca da Berlino. E proprio in Germania il politico russo era stato curato per un avvelenamento che ha fatto temere per la sua vita. Un episodio che, secondo Navalny, sarebbe stato orchestrato dai servizi segreti russi. Da quando è rinchiuso in carcere, Navalny ha denunciato più volte di essere vittima di soprusi e di essere ripetutamente rinchiuso in una cella minuscola per ragioni spesso inconsistenti.


Credits foto: EPA/Tribunale di Mosca | L’oppositore politico russo Alexei Navalny in collegamento video nell’udienza dello scorso 31 maggio al tribunale di Mosca

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