Blatte, cibo rancido e strutture abusive: il blitz dei Nas negli stabilimenti balneari

Il 31% delle strutture controllate dalle autorità in tutto il Paese presentava irregolarità amministrative o igieniche

Otto dei 20 stabilimenti balneari chiusi dai Nas nella loro ultima operazione erano in esercizio senza autorizzazione. Ma non era solo la burocrazia a mancare. In tutta Italia sono stati scoperti stabilimenti e villaggi turistici fuori norma che nei controlli sono risultati essere 257 – ovvero il 31% di quelli ispezionati -poiché presentavano carenze igieniche, erano allestiti in strutture abusive, servivano alimenti scaduti o di cui era impossibile tracciare la filiera. I carabinieri hanno emesso 415 sanzioni penali e amministrative per un totale di 290 mila euro. Sono 11 i titolari di attività deferiti dall’autorità giudiziaria, mentre 20 strutture sono state chiuse immediatamente a causa delle condizioni sanitarie e igieniche «gravi», per un valore economico stimato di oltre 4 milioni di euro.


Gli scarafaggi morti in cucina

I problemi sanitari più diffusi sono stati riscontrati nelle cucine, che spesso erano anche allestite in spazi troppo ridotti per poterne garantire un funzionamento sicuro e una manutenzione adeguata. Altri luoghi spesso sporchi erano gli spogliatoi e i bagni. In molti locali non venivano effettuate le pulizie periodiche, e nemmeno le dovute sanificazioni e deratizzazioni. Tra quelli marci, scaduti, e impossibili da tracciare sono stati sequestrati alimenti per due tonnellate che sarebbero altrimenti finiti nello stomaco di numerosi clienti. Eclatante il caso di uno stabilimento non lontano da Livorno, sul cui pavimento, in cucina e nel deposito degli alimenti, sono state trovate blatte morte. Più in alto, sui piani di lavoro, gli strumenti erano sporchi e unti. A Catania, i Carabinieri del Nas hanno sequestrato 90 litri di olio d’oliva rancido in contenitori senza etichette, oltre a 5 chili di carne in cattivo stato di conservazione. Diverso il caso di uno stabilimento in provincia di Reggio Calabria, che di sera diventava una discoteca all’aperto dove il giorno dell’ispezione erano presenti almeno 500 persone, senza che mai fosse stata conseguita la licenza per questo tipo di attività che ne garantisse la sicurezza.


Leggi anche: