Incendi alle Hawaii, la testimonianza di un ristoratore italiano: «Abbiamo perso tutto quanto, ma ricostruiremo»

Il racconto di Michele Di Bari a Repubblica degli attimi di terrore e caos: «È successo tutto molto in fretta. Serve metabolizzare, ma dobbiamo farcela»

«Abbiamo perso tutto. Casa, lavoro, tutto ciò che avevamo costruito in 10 anni. Non abbiamo ricevuto alert, né ordini di evacuazione: martedì pomeriggio eravamo in centro a Lahaina, chiusi in casa perché stava passando la coda dell’uragano, un fenomeno usuale. Ci siamo accorti quasi per caso di quanto stava accadendo. Con mia moglie e mia figlia di 12 anni, abbiamo deciso in fretta di scappare». Sono le parole di Michele Di Bari, il ristoratore italiano che è sopravvissuto ai tragici incendi che hanno devastato l’isola di Maui alle Hawaii, in cui sono morte almeno 80 persone. In un’intervista a Repubblica, il ristoratore 51enne originario del Milanese racconta gli attimi di paura e terrore, prima di mettersi in salvo: «È successo tutto molto in fretta. All’inizio abbiamo visto un po’ di fumo, ma non ci siamo spaventati. Venti minuti dopo era però già un muro di fuoco e siamo dunque usciti prendendo con noi solo i documenti e due maglie. Siamo saliti in macchina e via, dopo aver caricato due nostri vicini. All’inizio siamo rimasti incastrati nel traffico: ci sono voluti almeno 45 minuti per allontanarci, con le fiamme a inseguirci, velocissime. Purtroppo, solo chi si è reso subito conto del pericolo è riuscito a scappare».


E Di Bari, ricordando il caos e il panico di quei momenti, spiega: «Non so nemmeno io come mai ci siamo salvati: prendendo la decisione giusta. Sono andato a istinto nella direzione più sicura. Chi è andato verso il mare si è trovato in trappola: in pochissimo l’incendio ha divorato tutto, come a Pompei, bruciando perfino le barche ancorate nel porto. Chi era lì si è tuffato, restando in acqua ore e ore. Quel tratto è ancora pieno di cadaveri, e ne devono ancora recuperare. La maggior parte dei morti carbonizzati sono proprio coloro che hanno preso quella direzione». Ormai però Lahaina non c’è più, e tutto è andato perso: «Dobbiamo ancora metabolizzare – prosegue Di Bari -. È tutto incredibile, ancora non ci rendiamo conto. Andiamo avanti ma non sappiamo come. Qui la situazione è ancora disperata, non c’è luce, non c’è acqua». Ma la speranza non si esaurisce e anzi, c’è voglia di riprendere in mano la propria vita una volta metabolizzato l’accaduto: «Ricostruiremo. Dobbiamo farcela e ce la faremo. Lo spirito dev’essere quello. Abbiamo già ricevuto tanti messaggi di solidarietà e abbiamo già lanciato un fundraising, confidando nei nostri cliente. Chi ci apprezza ora ci aiuti a ricominciare. Bisogna pensare così».


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