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Il senso di Aurelio De Laurentiis per le clausole: «I suoi contratti valgono anche nell’universo»

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Il presidente del Napoli non è nuovo a iniziative come quella su Spalletti. Quella volta che Ancelotti dovette impegnarsi a cambiare l'olio all'auto di servizio

Metti che domani si decida di giocare una partita sulla luna. Non è il caso di tutelarsi? Deve aver ragionato così Aurelio De Laurentiis. E per tutelarsi ha messo una clausola. L’ennesima. A spiegare la ragione è stato lui stesso qualche tempo fa: «La mia famiglia ha sempre avuto una gran cultura per la musica. La società oggi avrà più di 1.500 colonne sonore. Nei contratti che facevamo c’era scritto “nell’universo”. Se un astronauta sta andando su Marte, la Nasa gli manda le immagini di una partita o di un film. Un domani potrebbero esserci più persone». Ecco perché, come ha rivelato il calciatore Faouzi Ghoulam, nel contratto che ha firmato con il Napoli c’era la clausola universo: «Sono validi anche nello Spazio». Non si sa mai.

Il caso Sarri prima di Spalletti

A raccontare oggi il senso di De Laurentiis per le clausole è oggi il Corriere della Sera. Il casus belli, naturalmente, è quella che costringe (in teoria) Luciano Spalletti a pagare poco meno di tre milioni di euro per allenare la Nazionale italiana. Sempre che un tribunale gli dia ragione sul punto più discusso. Ovvero che allenare una nazionale sia come essere mister in un club. Ma non è l’unica. Per esempio ne contratti del Napoli c’è anche una clausola di riservatezza. E poi con gli allenatori c’è anche un precedente. Quello di Maurizio Sarri. Che ha costretto il Chelsea a strapagare Jorginho per riconoscere l’emolumento al presidente del Napoli. D’altro canto qui parliamo di una cifra più alta rispetto a quella di Spalletti: otto milioni di euro. Anche se la Figc a quanto pare vuole andare allo scontro. Nel senso che non ha intenzione di riconoscere alcunché al Napoli per l’ingaggio del suo ex allenatore. Alla società la scelta di rivalersi o meno su di lui in tribunale.

I cambi d’olio a carico di Ancelotti

Ma non ci sono solo Spalletti e Sarri. C’è anche il caso Ancelotti. Sull’auto di servizio di mister Carlo c’era «l’obbligo di utilizzarla per tutti gli spostamenti, di non cederla ad altri, di non portarla in officine non autorizzate. La benzina, i lavaggi e i rabbocchi di olio a carico dell’allenatore». Che ha dovuto anche fornire la password dei suoi social network «ma solo a fini commerciali».

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