Così la Figc vuole andare allo scontro con il Napoli per avere Luciano Spalletti come Ct

La clausola, il patto di non concorrenza e il rischio-tribunale: il Napoli non cede ma l’allenatore è pronto ad andare dai giudici

La Federazione Italiana Gioco Calcio vuole andare allo scontro con il Napoli su Luciano Spalletti. Mentre il tecnico è pronto a una doppia sfida. Quella che lo attende in campo contro la Macedonia, prima partita della Nazionale il 9 settembre. E quella in tribunale. Dove il mister si troverà davanti Aurelio De Laurentiis. E potrà discutere della famosa clausola che gli impone un pagamento di circa 3 milioni per liberarsi dal contratto che lo lega al Napoli fino al 2024. In tutto ciò gli Azzurri (nel senso dell’Italia) non hanno ancora un commissario tecnico. Ma potrebbero averlo entro domenica. Questa è la deadline di via Allegri per dare un nome al nuovo tecnico. E ce n’è comunque uno di riserva. Quello di Antonio Conte. Che però è oggi la seconda scelta. Prima c’è il tecnico di Certaldo. E la lite in tribunale che attende lui e la Figc.


La clausola

Come sappiamo, il problema è la clausola. Si tratta, più precisamente, di un patto di non concorrenza regolato dal codice civile (art. 2125). Con la firma le due parti tra le quali è in corso (oppure è cessato) un rapporto di lavoro decidono di fissare un impegno ben preciso. Ovvero il divieto, per il lavoratore, di andare a lavorare per altri datori dopo la fine del rapporto. L’avvocato del Napoli Mattia Grassani ne ha parlato ieri al Tg1: «Esistono dei patti inderogabili che valgono anche in caso di tesseramento di una nazionale. Anche italiana. Non c’è un braccio di ferro tra la Figc e il Napoli. La federazione è libera di tesserare l’allenatore come Ct della Nazionale. Ma la clausola resta». De Laurentiis ha già detto la sua pubblicamente. Chiedendo i tre milioni (in realtà qualcosa di meno) per una «questione di principio» anche se la cifra non è un granché né per il Napoli né per lui.


Lo scontro

La Figc non vuole entrare direttamente nello scontro. Gabriele Gravina si aspettava un gesto di liberalità da parte dei partenopei. Ma ora in federazione sono furiosi. Anche perché De Laurentiis nella sua lettera ha calcato la mano anche sulle dimissioni di Roberto Mancini. Accusando il presidente di non aver saputo gestire il rapporto con un suo tesserato. La cifra da corrispondere in teoria al Napoli è quella di 2,8 milioni di euro. I legali della Figc sono pronti ad andare in Aula. Certi che il giudice certificherà la non-concorrenza tra una squadra di club e una Nazionale. E soprattutto, scrive oggi il Corriere della Sera, è Spalletti che è pronto ad andare in tribunale. Va detto che tra le righe Grassani ha anche spiegato che nel caso il problema si aprirebbe con l’allenatore e non con la federazione. Sarebbe lui ad essere chiamato in giudizio. E dovrebbe lui dare i 2,8 milioni.

La via maestra e l’alternativa

A dare ragione al presidente azzurro, invitandolo a non cedere, sono stati anche alcuni tifosi vip del Napoli. Tra questi Sandro Ruotolo, Gaetano Quagliariello e Maurizio de Giovanni, apertamente critici verso il tecnico che aveva chiesto un anno sabbatico. Su questi presupposti una trattativa pare partire in salita. Ma in federazione si conta comunque di arrivare ad una conclusione positiva, Puntando ad avere nel frattempo pareri legali che corroborino la validità della scelta. L’alternativa più logica resta al momento quella che porta a Conte, già commissario tecnico tra il 2014 e il 2016, col quale però bisognerebbe trovare un accordo in tempi molto brevi.

Il patto del 18 luglio

La clausola nasce mentre il Napoli era primo in classifica e si avviava a vincere il suo terzo scudetto. Il 20 aprile la società esercita l’opzione per il rinnovo unilaterale del contratto dell’allenatore. Che a quel punto è vincolato anche per la stagione 2023/2024. Spalletti fa sapere che la società deve parlare con lui. Il 4 maggio a Udine lo dice anche davanti alle telecamere. Il 12, durante la cena per festeggiare l’impresa, è ancora più chiaro: «Non voglio rimanere». Il 29 maggio De Laurentiis fa sapere che il divorzio ci sarà. Il 18 luglio le parti siglano l’accordo con la clausola. In cui si dice che per motivi strettamente personali Spalletti vuole concedersi un anno sabbatico.

Le altre schermaglie

Intanto altre schermaglie arricchiscono la vicenda. Subito dopo l’addio di Mancini si era parlato di un’offerta dall’Arabia Saudita per la loro Nazionale che avrebbe fatto muovere il Ct all’addio. Mancini aveva confermato l’esistenza dell’offerta pur sostenendo che non era stata questa a farlo decidere. E puntando invece il dito sulle decisioni della federazione riguardo lo staff. Oggi la Gazzetta dello Sport pubblica un sms della moglie di Mancini Silvia Fortini in cui lei stessa dice che lo staff non è mai stato in discussione. E si fa sentire Gianni Rivera. Si propone come allenatore della Nazionale, dicendo che ha già avvertito anche Gravina. Su Mancini dice che doveva lasciare dopo l’eliminazione dalle qualificazioni del Mondiale. E riguardo Spalletti: «Non è neanche bello cercare un allenatore che deve liberarsi. Io sono disponibile».

Foto copertina da: Dagospia

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