Non si tratta di «vil denaro, bensì di principio» dice il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis sul caso di Luciano Spalletti, sempre più vicino a diventare il prossimo ct della Nazionale, ma sul quale pende ancora la famigerata clausola del contratto con il Napoli che vieterebbe all’allenatore toscano di accettare l’incarico se non pagando un indennizzo ai napoletani. De Laurentiis punta il dito contro il presidente della Figc, Gabriele Gravina, nelle cui mani sarebbe la soluzione per sbloccare l’impasse: «Se la scelta cade su Spalletti – dice il patron del Napoli dai canali ufficiali del club- grande allenatore con 25 anni di esperienza ad alto livello, offrendogli uno stipendio di 3 milioni netti per tre anni, non ci si può fermare di fronte all’accollo (pagare per conto dell’allenatore) di un milione lordo per anno per liberarlo dal suo vincolo contrattuale. Tutto ciò è incoerente. Per il Calcio Napoli tre milioni non sono certo molti, e per Aurelio De Laurentiis sono ancora meno. Ma la questione nel caso di specie non è di “vil denaro”, bensì di principio».
Davanti a quel che sta succedendo sulla Nazionale, con Roberto Mancini che si dimette poco prima di due partite importanti per gli azzurri e con la Figc che si sarebbe impuntata per non pagare la clausola al Napoli, De Laurentiis attacca e definisce tutto «sorprendente». Sono due le sentenze del patron del Napoli su come la Federcalcio sta gestendo la situazione: «Non si sanno tenere i rapporti con i propri collaboratori inducendoli alle dimissioni. E mancano strumenti giuridici idonei a trattenere gli stessi, determinando il rispetto dei contratti sottoscritti anche attraverso la previsione di specifiche penali». Secondo De Laurentiis è «l’intero sistema del calcio italiano che deve spogliarsi del suo atteggiamento dilettantistico per affrontare le sfide guardando al rispetto delle regole delle imprese, delle società per azioni, del mercato. Ma fino a quando si consentirà che la “regola” sia la “deroga”, il sistema calcio non si potrà evolvere e continueranno a esserci i casi “Spalletti” come continueranno a esprimersi “autorevoli” commentatori che non conoscono come vada gestita in modo sano un’impresa».
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