La verità di Roberto Mancini sull’addio alla Nazionale: «Mi hanno spinto a dare le dimissioni»

Il mister: ho chiesto di togliere una clausola sull’addio in caso di mancata qualificazione ai prossimi Europei. Gravina mi ha detto di no

Lasciare la Nazionale per Roberto Mancini è stato un gesto d’amore. E non un tradimento. E in ogni caso lo «hanno spinto» a dare le dimissioni. In due interviste a Libero e a Repubblica l’ex commissario tecnico di Euro 2020 dice la sua verità sull’addio. Non nega le offerte di guidare la nazionale dell’Arabia Saudita di cui ha parlato ieri la Gazzetta dello Sport. Che, dice, è sponsorizzata dalla Figc. Ma il mister dice che alla base del suo saluto agli Azzurri ci sono questioni tecniche, sportive e contrattuali. Puntando il dito su una clausola voluta dal presidente della federazione Gabriele Gravina che prevedeva il suo esonero in caso di mancata qualificazione ai prossimi Europei. E sui cambi di staff che non ha gradito. Entrambe le questioni avrebbe costituito un atto di sfiducia nei suoi confronti. Da qui le dimissioni.


La decisione

Nel colloquio con Hoara Borselli Mancini esordisce spiegando che la decisione di lasciare è stata sua: «La stavo maturando da un po’ di mesi. Io non volevo lasciare la panchina della Nazionale perché mi ha dato tanto, mi piaceva moltissimo. Era un onore guidare gli azzurri». Poi parla dell’addio di Chicco Evani allo staff tecnico: «È stato il mio vice per cinque anni in Nazionale. Insieme abbiamo vinto gli Europei. Io ho fin da subito detto di non approvare questo cambio. Io avrei invece lasciato tutto così, magari aggiungendo qualche persona diversa. Mi sembrava potesse essere un giusto compromesso, ma così non è stato». La problematica lo ha fatto sentire in qualche modo in discussione: «E questo non garantisce quella serenità necessaria per poter affrontare sfide importanti come quelle che la Nazionale ha davanti».


Il 7 agosto

Mancini dice di aver fatto una precisa richiesta al presidente Gravina il 7 agosto. «Ho fatto mandare un messaggio al presidente Gravina da chi mi rappresenta legalmente e segue la mia contrattualistica, cioè mia moglie. In quel messaggio chiedevo se cortesemente poteva togliermi una clausola dal contratto». E proprio la telefonata di Silvia Fortini a Gravina ha aperto la crisi. È «la clausola che se la Nazionale fosse andata fuori dagli Europei mi avrebbe licenziato». E spiega: «Semplicemente gli ho chiesto di poterla togliere per avere la possibilità di lavorare in modo più tranquillo. Per me non era importante la clausola quanto il gesto. Toglierla avrebbe rappresentato un passo nei miei confronti che avrebbe fatto capire che in me ci credevano ancora». Aggiunge di aver detto a Gravina che se la federazione avesse mantenuto la clausola se ne sarebbe andato: ma gli è stato detto che non si poteva togliere. E allora se ne è andato.

Lo staff

Smentisce di aver avuto qualcosa da ridire su Gianluigi Buffon e Leonardo Bonucci. Spiega che ha mandato la Pec perché lo prevedeva il contratto. Sul coordinamento delle nazionali minimizza: «Parlando con il presidente avevo espresso un’opinione, ovvero che secondo me van quando la nazionale Under 21 avrebbe avuto bisogno di un giocatore dalla nazionale A lo avrebbe potuto prendere e viceversa, sapendo tutti i giocatori quello che avrebbero dovuto fare dal momento che avrebbero fatto lo stesso gioco. Il mio era soltanto un suggerimento che non ritenevo così fondamentale». E dice che la morte di Gianluca Vialli ha influito: «È stata per me devastante. Lui non era solo un amico, un collaboratore, era un fratello. Il suo carisma in Nazionale era fondamentale. La sua mancanza ovviamente non ha determinato la mia scelta ma non nego che senza Luca nulla è più come prima».

Le offerte dall’Arabia

Infine, sui 40 milioni all’anno per tre anni che gli avrebbe offerto l’Arabia Saudita per guidare la sua nazionale, «non è assolutamente così. Mi spiego meglio. In questi anni ho ricevuto molte offerte economicamente molto molto allettanti. Sia dopo la vittoria agli Europei che in questi mesi. Ho sempre detto “no” senza pensarci un secondo. Non ho mai fatto scelte dettate dai soldi. Non nego ci sia un interesse da parte dell’Arabia ma non è stato quello che ha portato alla mia decisione. La Nazionale non l’avrei mai lasciata». Quindi c’è o no questa proposta sul tavolo? «Ce ne è più di una ma ad oggi nulla di concreto. Valuterò nelle prossime settimane». E sull’attacco della Gazzetta: «Perché la Figc credo che abbia accordi di sponsorizzazione con la Gazzetta. Non so se qualcuno si è preso la briga di parlare col direttore. Sono rimasto sorpreso anch’io». Anche a Enrico Currò conferma: «Quello che sto dicendo è indipendente da quello che potrà succedere in futuro e da dove andrò. Ora non voglio pensare a niente».

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